lunedì 17 maggio 2010

I testi del Fado: dalle origini alla poesia erudita

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Quando, nel 1901, Júlio Dantas pubblicò il romanzo A Severa molto probabilmente non immaginava nemmeno lontanamente che il suo libro avrebbe creato un mito e avrebbe portato il Fado alla ribalta nei teatri e nelle grandi sale da musica, creando una sorta di strano concubinato tra il popolo ed i resti di una nobiltà feudale in decadenza, come ci riferisce Júlio Conrado nel testo Os Fados do Fado.

Il fado, che nell’epoca di D.Miguel godette di una certa popolarità, visto che le donne di malaffare che cantavano e battevano (ritmavano) il fado erano compagne abituali dei mascalzoni di Don Miguel nelle orge da loro organizzate nei palazzi e nei giardini di Benfica e di Entre-Campos, completate con corride di tori, nutrite con riti virili e dimostrazioni di eroismo da marialva, orge dove non partecipavano, naturalmente, dame di un certo lignaggio; questo fado declina, senza lotta né gloria, di fronte alla conquista del potere dei Cartisti. Gran parte dell’aurea leggendaria del Fado viene da questo periodo, anche se le orge e la cottura delle sardine fuori dalla porta ed i racconti fadisti che gli davano colore erano abbastanza comuni fino a che non si impiantò la Repubblica.

Alla fine del XIX secolo il Fado viveva accantonato nei quartieri della Mouraria e dell’Alfama, cioè in quei luoghi in cui la rivoluzione liberale, a partire dal 1883, lo aveva collocato anche se all’inizio del XX secolo aveva cominciato a espandersi timidamente per le bettole ed i postriboli del Bairro Alto. Lo aveva fatto in modo progressivo, così come quel luogo era stato progressivamente abbandonato dalla nobiltà e dalla borghesia mercantile in espansione.

A Severa di Júlio Dantas fu un enorme successo letterario e mondano, resistendo fino ad i nostri giorni, ancora stampato in svariate edizioni popolari. Approfittando della cosa, l’autore scrisse una versione per l’operetta, dalla quale fu tratto uno dei classici del fado che Amália rese poi immortale: Novo Fado da Severa. Questa fu la prima incursione di uno scrittore di un certo livello e con un rispettabilità nell’universo poetico del fado.

La visione neo romantica della vita e degli amori della cantante della Mouraria, la creazione della variante mistificatrice del marialva, oltre a perpetuare e rendere credibile il mito , trasportava definitivamente il Fado dalle taverne e dai postriboli di Lisbona alla ribalta dei teatri e allo sbrilluccichio dei salotti buoni.

Il Fado si metteva il suo vestito migliore, si metteva in scena, i fadisti diventavano le attrazioni degli spettacoli di rivista dell’epoca, la melopea ripetitiva e dolente si trasformava musicalmente grazie all’ispirazione dei talentuosi compositori, il fatalismo ungeva l’anima, destino del popolo. Della canzone degli emarginati cantata in taverne e case di malaffare, come riferisce Antonio Osório in Mitologia Fadista, poco resterà alla fine degli anni Venti del secolo passato.

Con l’avvento della TSF e delle animazioni, il Fado passò alla Radio ed al Cinema con la stessa naturalezza con cui è entrò nei teatri. Per altro fu proprio il Cinema a rendere universalmente famoso il Fado. Subito Leitão de Barros realizzò la versione cinematografica di A Severa (sebbene ancora in versione senza sonoro) e poi il Fado fu comunque presente, quando più quando meno, nella maggior parte dei film prodotti nelle decadi degli anni Trenta e Quaranta: Canção de Lisboa, di Contelli Telmo, O Páteo das cantigas di Francisco Ribeiro, Capa Negras di Armando Mirando e Fado – Storia di una Cantante di Perdigão Queiroga, entrambi con Amália Rodrigues, artista che si sarebbe trasformata in un fenomeno mediatico di dimensione universale. E’ il Cinema che proiettò definitivamente il Fado al di là delle frontiere, con una notevole interpretazione dell’Amália di Barco Negro nel film francese Gli amanti del Tago.

Se in un primo momento gli intellettuali dell’Estado Novo attaccarono il Fado, soprattutto quelli più legati ai dettami della corrente modernista e futurista, è certo che l’abile mano di António Ferro seppe recuperarlo, trasformandolo in Canzone Nazionale. Il fado si impose guadagnando una inusitata dimensione ludica e culturale. Del Dolce lundum cantato piangendo dagli schiavi liberati dalla legge abolizionista del 1761, cantato per le stradine e le miserevoli bettole di Lisbona, ci resta solo la testimonianza di questa eredità, testimonianza legata agli scritti di Tinop e Gonçalo Sampaio.

Se alcune voci privilegiate hanno contribuito al riconoscimento e al fascino del Fado, è certo che allo stesso modo i poeti a loro legati – precisamente a partire dagli anni Trenta del secolo scorso quando il Fado invase gli spazi teatrali e del Cinema – furono decisivi per dare dignità ad un tipo di canzone che inizialmente viveva per raccontare le disgrazie della vita, la miseria, l’abiezione, i dolori ed i tradimenti, con un linguaggio semplice, ridondante e formalmente insipiente.

E con l’arrivo di un numero importante di poeti , scrittori e compositori in gran parte legati al teatro di rivista o all’operetta, che il Fado si rinnovò e si impose, radicandosi, nel nostro immaginario collettivo come matrice di una certa forma di essere tipica urbana e lisboeta.

Nomi di autori come quelli di Frederico de Brito, Avelino de Sousa, Silva Tavares, Anibal Nazaré, Linhares Barbosa, José Galhardo e Carlos Conde; compositori come Joaquim Campos, Alfredo Marceneiro, Raul Ferrão, Alberto Janes (anche poeta), Jaime Mendes, Carlos Dias, Fernando de Carvalho e Frederico Valério; voci come quelle di Alfredo Marceneiro, Hermínia Silva, Maria Teresa de Noronha, Carlos Ramos, Berta Cardoso, Frutuoso França e Amália Rodrigues, contribuirono, ognuno a suo modo, al ritiro definitivo del faduccio dai vicoli, accrescendolo del maggiore valore artistico, rendendogli uno statuto di rispettabilità e grandezza estetica della quale il Fado è ancora oggi largamente debitore.

Poeti provenienti dai più diversi ambienti estetici filosofici e di nota fama come Antonio Botto, José Regio, Pedro Homem de Mello, Henrique Segurado, David Mourão Ferreira, José Carlos Ary dos Santos, Manuel Alegre, sedotti dall’ incantevole magia del Fado, scrissero testi o basarono i propri componimenti su aspetti della mitologia popolare. Il Fado entrava così, grazie agli eruditi, nell’universo della grande letteratura.

Una canzone popolare ed urbana, nella sua espressione elementare era, finalmente, canticchiata senza rimorso nei canoni dell’inteligência portoghese.


Traduzione dal testo: Paulo Conde, Vida e Obra do poeta Carlos Conde, Garrido Editores- Lisboa-

Immagine: La Severa, in Rui Vieira Nery, Storia e cultura della canzone portoghese. Donzelli, 2005.

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