domenica 16 marzo 2008

Fado e politica: dai movimenti di “giustizia sociale” al regime di Salazar



post collegato: Dalle Case di Fado ai professionisti dell’entertainment


A partire dagli anni 70 dell’800 Lisbona vive profondi cambiamenti nell’assetto sociale (vedi post “Dalle case di Fado ai professionisti dell’entertainment”), la città è coinvolta in un radicale processo di industrializzazione. Una vasta fascia della popolazione è costituita dal proletariato industriale che, negli ultimi decenni del secolo, si fa portavoce di un generale clima di insoddisfazione per la politica del regime monarchico.
Il Fado, fu un fenomeno culturale generato e nutrito dalle classi popolari di Lisbona, molti musicisti e cantanti lavoravano nelle fabbriche o nel commercio e il loro nome spesso era accompagnato dal relativo soprannome inerente la professione.
In questo periodo Lisbona pullula di associazioni di mutuo soccorso e di associazioni culturali e ricreative. Nel 1875 viene fondato il partito socialista e nel 1883 un gruppo di operai dell’industria del tabacco crea “A voz do Operário”, un’associazione di istruzione e beneficenza che avrà molta risonanza a Lisbona e svolgerà un’intensa attività di promozione della cultura popolare (una curiosità per i miei amici tangheri: oggi “Voz do Operário” è una splendida milonga e gli ampi spazi della struttura ospitano i vivaci Festival di Tango lisboeti!).
Molti poeti dei circoli fadisti e molti cantanti furono impegnati in una vivace contestazione del regime di quegli anni. Qualche esempio:
João Black, contestò la monarchia costituzionale e nel periodo d’auge della Repubblica, contribuì alla propaganda socialista degli ideali di giustizia sociale. Scrisse e cantò questi versi riguardanti la classe operaia:

“Se o trabalho ao bem conduz, Se il lavoro conduce al bene
Em que consiste esse bem? In cosa consiste questo bene ?
Tudo tem quem não produz Chi non produce ha tutto
E quem produz nada tem ! Chi produce non ha nulla!

O direito de viver Il diritto di vivere
Foi enfeudado à nobreza; Fu tolto alla nobiltà
O produtor da riqueza Il produttore di ricchezza
Só tem direito a morrer.” Solo ha il diritto di morire.


Avelino de Sousa, tipografo di professione, cantante, scrittore di fados ed autore teatrale che contribuì negli anni Venti al successo del Fado nei teatri, cantò così la disuguaglianza nella distribuzione delle ricchezze:

“O pobre è triste sendeiro Il povero è un triste ronzino
Que come a ração amarga, Che mangia la razione amara
Tal como a besta de carga Così come la bestia da soma
Debaixo do cavaleiro. Sotto al cavaliere
Monta-o o rico embusteiro Lo monta il ricco imbroglione
Com toda a sobranceria , Con tutta la superbia
Crava-lhe a espora-ufania, Gli conficca lo sperone-boria
E com cinismo arrojado, E con cinismo audace
Escarnece o desgraçado Schernisce il disgraziato
Que trabalha noite e dia!” Che lavora notte e giorno!

La presenza di Fado politicamente impegnati accanto a quelli contenenti altri tipi di tematiche (l’amore, le feste, la vita di quartiere, i personaggi illustri) perdurerà sino al duro periodo della prima Guerra Mondiale, quando compaiono fados che inneggiano all’entrata in guerra accanto ad altri che denunciano aspramente il conflitto.
A partire dal 1910 nascono i giornali e le riviste specialistiche di Fado, i quali naturalmente hanno le loro intrinseche connotazioni politiche.
Nel 1922 esce il più famoso di questi giornali A Guitarra de Portugal, nel 1923 il suo principale rivale, A Canção do Sul. Entrambi, subiranno frequenti interruzioni delle pubblicazioni e cambi di direttore, dovuti a vicissitudini politiche.
A partire dal 1926 il Fado vive un radicale mutamento, è tempo di dittatura e non si possono più esprimere le proprie idee in merito a ciò che accade nella società, dai disastri della guerra alle miserie della gente.
Salazar è preciso a riguardo: da un lato “professionalizza” la pratica obbligando i fadisti ad iscriversi al registro degli artisti e a possedere la relativa licenza professionale, dall’altro fa controllare capillarmente i programmi e gli spettacoli pubblici.
La censura colpisce diversi artisti del periodo e sovente applica il fermo alle Case di Fado.
Il Fado ora ha un’unica possibilità: celebrare le esequie al presente parlando solo del suo passato. Il repertorio fadista si formalizza attorno ai temi del passato senza alcun riferimento alla propria contemporaneità. Si cantano i miti dell’età dell’oro del Fado, i grandi fadisti, la Severa, Júlia Fiorista, si cantano miseria e mendicità come tragedie individuali ineluttabili. La “saudade” finisce per diventare il baluardo di un età che non tornerà più e in sostanza la negazione più evidente delle proprie radici popolari.
Lo Stato Nuovo, incoraggerà e si servirà del Fado per la propria strategia populista. Dal 1958 in poi, quando il regime comincerà a subire le sue battute d'arresto, dovute ad un drastico peggioramento della sua immagine pubblica e ad un malcontento generalizzato, lo Stato promuoverà a dismisura gli spettacoli in cui si canta l'ineluttabile destino.
Un esempio paradigmatico sono gli ultimi film di Amalia (Sangue Toureiro, Vendaval Maravilhoso) e del fadista Fernando Farinha. Lo Stato sfrutterà la popolarità, ormai internazionale, di Amalia per la propria propaganda nazionalista.
Questa politica è applicata anche al calcio e alla religione. I successi dello Sport Lisboa e del Benfica e i miracoli di Fatima, da un lato rafforzeranno l'identità collettiva e la sensazione di vittoria individuale, dall'altro copriranno qualsiasi tentativo individuale di opporsi al potere prestabilito.

Immagine: Guitarra de Portugal, rivista, 1926

Rui Vieira Nery (2006), Il Fado. Storia e cultura della canzone portoghese,
Donzelli editore.

Eduardo Sucena (2002), Lisboa, o Fado e os Fadistas. Vega

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Amo la musica operaia, tutto ciò che è popolare e di basso priflo mi appartiene per costituzione innata. Troppo semplice per un regime appropriarsi di ciò che da luce alla propria nazione, a meno che sia davvero e radicalmente contro di esso. Victor Jara e l'esperienza cilena insegna...e comunque è un bene che Amalia sia riuscita in qualche modo a stare in equilibrio sul regime salazarista, fascismo farsesco di uno stato troppo distante per cultura dalle brutture estremiste. Spero di tornarci prestissimo, conservo bellissimi ricordi di quel paese e delle sue enormi contraddizioni...zar

Anonimo ha detto...

Ciao Zar...Il commento è egregio...se non fosse per quel "tutto ciò che è popolare e di basso profilo mi appartiene per costituzione innata!"...DAI...NO!!Se è cosi da domani non sei più il "pirata"...ma il MOZZO!!!...Un abbraccio Fadotoscana