sabato 7 agosto 2010

COIMBRA: LA NASCITA DELLA BALLATA E LA SUA EVOLUZIONE



















IL CONTESTO POLITICO E SOCIALE

post collegato: Canto politicamente e socialmente impegnato

A partire dal 1960 ebbero luogo importanti fatti a livello sociale e politico che indicavano una alterazione della situazione sociale portoghese che sarebbe poi culminata con la fine del regime nel 1974.
A livello internazionale il 1960 è l’anno segnato dalla dichiarazione dell’ONU contro il colonialismo, mentre Salazar rifiuta il dialogo con il MPLA (Movimento per la Liberazione dell’Angola) e con il PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde) e continua a designare i territori africani come Province di Oltremare e non come colonie. A livello di politica e storia nazionale, nel 1960 si ha lo sciopero dei minatori di Aljustrel, che, nonostante la violenta repressione, riesce a vedere soddisfatte alcune rivendicazioni. Questo anno è anche l’anno in cui avviene la fuga di Álvaro Cunhal e di altri prigionieri politici dal carcere di Peniche.
Il 1961 è l’anno nero per la politica coloniale dell’Estado Novo, dato che accadono una serie di fatti che isolano a livello internazionale il regime di Lisbona: Henrique Galvão assalta nel mar dei Carabi il piroscafo Santa Maria, denunciando così a tutto il mondo il regime esistente in Portogallo; in Angola l’ MPLA inizia il processo di lotta armata per la conquista e l’indipendenza del territorio; l’Unione indiana annette Goa, Damão e Diu, e Salazar, incurante delle decisioni ostili al colonialismo prese da organi internazionali come l’ONU e Assemblea Generale delle Nazioni, proclama la politica dell’ “orgogliosamente soli”. Nello stesso anno avviene anche una rivolta militare nella caserma di Beja.
Nell’anno seguente, l’anno della grande crisi accademica, il regime, violando l’autonomia universitaria, perde il consenso di un considerevole numero di studenti, mentre il mondo dei lavoratori è in continua agitazione; si registrano agitazioni a Oporto, a Aljustrel, a Lisbona, dove 500000 operai sfilano nel corteo del 1 Maggio, ed anche in Alentejo, dove i lavoratori rurali conquistano le 8 ore di lavoro giornaliero. Verso la fine dell’anno si crea il Fronte Patriottico di Liberazione Nazionale, che si radica ad Algeri, mentre si inizia a far sentire la contestazione alla guerra coloniale. Dopo l’Angola è la volta della Guinea che avanza verso la lotta armata nel 1963, così come lo fa il Mozambico nel 1964 con la FRELIMO e, nell’anno in cui il generale Delgado viene assassinato dalla PIDE, l’opposizione, in occasione delle elezioni per l’Assemblea Legislativa, denuncia la questione della guerra coloniale proponendo la sua risoluzione pacifica: l’autodeterminazione.
Ma il regime, sempre più isolato, non sente nessuno e neanche la sostituzione di Salazar con Marcelo Caetano nel 1968 presenta alcuna possibilità di risoluzione pacifica del conflitto. Il nuovo presidente del Consiglio, con la sua politica della “rinnovazione nella continuità”, nonostante mostri qualche piccolo segnale di apertura iniziale, fa poco di più che cambiare qualche nome all’apparato repressivo – come PIDE in DGS o come “esame preventivo” al posto di censura. Di fronte alla recrudescenza delle agitazioni dei lavoratori, del movimento accademico, di un movimento popolare sempre più vasto, dove il canto di intervento sociale – tra cui i recital di musica e poesia – ha un ruolo sempre più attivo, il regime si sente prigioniero di se stesso, incapace di fare un passo contro l’ala oltranzista del partito, che reclama a gran voce il ruolo di crociati che i portoghesi hanno in Africa. Nello stesso tempo, incalzato da un vasto movimento popolare che lo combatte – adesso ancora più diversificato grazie alla comparizione di varie associazioni di stampo marxista che ammettono anche la via armata al fine di risolvere la situazione – al regime resta soltanto la possibilità di difendersi meglio che può censurando sempre di più, proibendo sempre di più, incarcerando sempre di più.
Ma, tornando agli inizi degli anni 60, è in questo scenario di contestazione alla guerra coloniale, all’inizio timida, ma presto fatta in modo molto risoluto, con una classe operaia che vive molto al di sotto dei livelli medi del suo corrispettivo europeo, che si verifica una situazione generale di censura, repressione e mancanza delle più basilari libertà personali, una situazione che porta all’opposizione del regime sempre più persone e settori della società portoghese. La poesia, declamata e cantata, il canto, detto di intervento sociale perché interviene sulle tematiche sociali, diventano quindi una forma di opposizione alla dittatura. Ed è proprio di questo che adesso andremo a parlare: di come nasce questo canto, come si sviluppa, e come partecipa a questa battaglia culturale, politica e sociale contro lo Estado Novo.

IL RINNOVAMENTO DEL FADO DI COIMBRA E LA GENESI DELLA NUOVA MUSICA PORTOGHESE
Il movimento di rinnovamento chiamato “Fado di Coimbra” ha la sua genesi grazie ai pionieri Artur Paredes ed Edmundo Bettencourt, i due artisti a cui si deve la prima grande rivoluzione nel modo di suonare e di cantare. Se Bettencourt porta nel fado di Coimbra testi di alta qualità così come canzoni popolari – originarie della Beira Baixa, dell’Alentejo o delle Azzorre -, Artur Paredes è il “padre” di un numeroso gruppo di straordinari chitarristi della generazione successiva: “[…] secondo me è il più grande suonatore di chitarra portoghese di tutti i tempi, includendo anche il figlio. E credo che questa sia anche l’opinione di suo figlio”, dice Manuel Alegre. Lo stesso José Afonso dice che “Edmundo Bettencourt è stato il più grande cantante di fado di tutti i tempi: ha segnato un’epoca, è stato un elemento decisivo per il miglioramento del gusto del fado di Coimbra, essendo stato, soprattutto, un grande poeta.”
Il fado di Coimbra era, nonostante tutto, un folclore di elite, anche se piuttosto popolare, che “[…] nella sua fase di consolidamento arriva allo schema delle due strofe […] cantate nelle serenate e nelle serate di musica davanti ai falò, grandi manifestazioni popolari dove si poteva sentire ‘Real das canas’, o ‘Apanhar o trevo’ e ‘Vai para o prego, meu vilão’.
Un esempio di questa attrazione popolare fu Cristina Cortesão, grande cantante che essendo passata dalle ‘repubbliche’ (case in cui gli studenti vivono insieme) ai falò, si distinse anche come interprete del fado di Coimbra.
La generazione successiva, negli anni ’50, è quella che rivoluzione la forma di comporre e di cantare. I nomi più importanti del fado in questo periodo sono quelli di António Portugal e António Brojo come musicisti, insieme a quelli di José Afonso, Fernando Rolim, Luiz Gomes e Fernando Machado Soares. Quest’ultimo è colui il quale ha le idee più innovative, nel momento del principio di quel periodo in cui si fa un gran parlare del fado, della chitarra portoghese e della necessità di evoluzione e di adattamento ad i nuovi tempi. “Prima dell’evoluzione del canto e della ballata, c’è stata l’evoluzione della chitarra portoghese – ed è stato proprio António Portugal ad aver fatto due o tre variazioni con dissonanze, cosa che in quel momento era considerato un atto sovversivo”. Curiosamente, come possiamo constatare leggendo la delucidante testimonianza di Manuel Alegre: “José Afonso in quel periodo cantava il fado tradizionale ed addirittura aveva una certa riluttanza verso il rinnovamento. In quel momento era un po’ preso dall’idea dell’ ‘arte per l’arte’. Poi, quando questo rinnovamento avviene, ha un ruolo decisivo, così come lo hanno Portugal nella composizione e nel suonare la chitarra portoghese e Adriano nel cantare e nel comporre. E c’è proprio questo incontro di musica e poesia nel 60/61/62. E dopo tutto questo, evidentemente, José Afonso diventa il grande genio di questa trasformazione, nonostante questa trasformazione non sia iniziata con lui”.
Ma se Machado Soares ha iniziato il rinnovamento del fado negli anni ’50, António Portugal ha rivoluzionato il modo di suonare la chitarra portoghese, José Afonso ha iniziato un percorso che lo porta a rompere con la tradizione del fado di Coimbra, usando la chitarra classica al posto della chitarra portoghese e chiamando le sue canzoni ballate, termine che serviva per distinguerle da fado di Coimbra che “[…] per me era giunto ad una fase di saturazione. Lo trovavo molto cristallizzato, come una lezione che si sa ormai a memoria, limitato nei termini e nei propositi, un condimento in più per la panoplia turistica di Coimbra”.
José Afonso fa un percorso a partire dal fado, rinnovando la ballata – che era già cantata a Coimbra – con nuove caratteristiche come la chitarra classica di accompagnamento, e conosce per caso Rui Pato, che allora aveva 15 anni, che lo accompagnerà fino al 1969. Con lui incide nel 1962 Baladas de Coimbra e, l’anno seguente, un secondo EP con lo stesso nome, che include Os Vampiros e Menino do Bairro Negro. Iniziava così la sua fase di intervento sociale.
Adriano Correia de Oliveira, che era arrivato a Coimbra nel 1959, dopo un breve passaggio nel fado di Coimbra, segna in modo profondo il processo di rinnovamento iniziando una proficua collaborazione tra la sua ineguagliabile voce e Manuel Alegre e la sua poetica, tra la chitarra portoghese di António Portugal e quella classica di Rui Pato. Ecco l’incontro tra la musica e la poesia, secondo quanto dice Manuel Alegre che aggiunge: “Non bastava più la canzone dolente, nostalgica, malinconica. Bisognava rivoluzionare il fado”. Ed è proprio quello che fanno: Alegre, partendo da un Fado Hilário che parla del mantello degli universitari come di un lenzuolo funebre, lo trasforma in una bandiera di speranza, dove è presente il tema della rivolta presentato con una carica poetica, estetica ed ideologica. Questi i suoi versi:
Capa negra/ Rosa negra/ Rosa negra/ Sem roseira/ Abre-te bem nos meus ombro/ Como ao vento/ Uma bandiera/ Abre-te bem nos ombros Vira costas à saudade/ Capa Negra/ Rosa negra/ Bandiera de libertade.
Adriano Correia de Oliveira rompe con il fado tradizionale cambiando il ritmo, il testo e allo stesso tempo riesce a far convergere nel suo lavoro tradizione e modernità: il cambiamento è così estetico, etico ed ideologico. In Trova do Vento Que Passa, che subito si trasforma in inno di protesta degli studenti, modernità e tradizione sono strettamente legate: vi sono reminescenze del fado, in questa canzone che è già chiaramente una canzone di intervento politico.

OMAGGIO PERSONALE A COLORO CHE HANNO CANTATO LA LIBERTA' DEL POPOLO PORTOGHESE....Traz outro amigo também.....cantano Luisa Notarangelo e Marcela Ortiz Aznar

Per utilizzi in ambito universitario si prega di citare sia il link del blog che la fonte
Le informazioni di questo articolo sono tratte dal libro:
Edoardo M.Raposo, 1960-1974 Canto de intervenção. 3° ed. Público

Immagine: José Afonso e Rui Pato

1 commento:

Mino ha detto...

Come al solito sai trasmettere nei tuoi brevi ed esaurienti articoli tutta la conoscenza e l'amore che hai per questa meravigliosa Terra.

E sebbene viviamo a oltre mille km di distanza, sei riuscita a farmi partecipe di queste emozioni.
Coinvolgendomi nelle tue iniziative e facendomi conoscere molti protagonisti di questa storia non solo di Coimbra ma anche di Lisbona.
Chi può dimenticare: Fernando Machado Soares, Argentina Santos, Celeste Rodrigues e tantissimi altri giovani talenti...

Grazie Amica e Maestra!
Mino.