mercoledì 8 ottobre 2008

MAFALDA ARNAUTH: il nuovo album, Flor de Fado


Da: Blitz (Portogallo) - Ottobre 2008 - n°28


Al quinto album di brani originali, Mafalda Arnauth si conferma come artista di corpo e di anima. La veterinaria che non è mai riuscita ad essere, oggi è fadista, compositrice e produttrice per merito proprio. Flor de Fado è stato rubato al palco e si trasfigura in un registro intimistico, dove la voce protagonista dell´Arnauth è condiviso con la chitarra classica. È l´amore cantato con il profumo dell´umanità.

Sono passati quasi dieci anni dal suo primo disco. È ancora la stessa persona?
Ho registrato il primo album quasi con ingenuità. Fino al terzo disco ero ancora la futura veterinaria che registrava dischi e le piaceva cantare. A partire, soprattutto, da Diario capii che la vita che avevo scelto è molto seria. Quindi la dedizione degli ultimi tempi non ha niente a che vedere con l´innocenza degli inizi. Sono una persona con un´altra coscienza. L´esperienze della vita che ho trascorso in questi due anni mi hanno trasformata moltissimo. È tutto un trattato di umiltà molto grande. Un misto di umiltà con coscienza, con preoccupazione, e dopo con conquiste.

Che odore ha Flor de Fado?
Di varie cose. Spero che in primo luogo abbia il profumo di tutte le persone che sono rappresentate in questa essenza del fado, nella natura, nelle emozioni, nel cuore... Ha un odore umano, odore di uomini.

Che cosa è rimasto e cosa è stato tolto dallo spettacolo dal vivo nel disco?
Non ho mai percepito questa situazione come uno scontro di cose coincidenti. In fondo il disco è stato sempre una cosa complementare. Diciamo che l´idea di questo Flor de Fado è quella di belle melodie, canzoni che suonano, cose che si riescono a sentire bene in casa.
Il concerto è fatto delle cose che volevo cantare, dal mio repertorio di sempre, quelle che volevo cantare nuovamente perché esistevano già da qualche tempo nella mia immaginazione e dopo le cose che erano già, in fondo, tipiche portoghesi. Il disco è tutto qui, il fiore del fado nella sua intimità, quindi sono tutte cose nuove, ad eccezione di versioni come "Povo que lavas no rio".

Si può dire che l´intimità è la parola chiave dell´album?
Sì. È sicuramente un disco nel quale si vuole pubblicamente cantare l´amore, come non l´avevo mai cantato. È amore, proprio amore.

Che amore è questo? Sono vari amori, è un amore fatalista o un amore speranzoso?
È l´amore che ognuno ha dentro di sé. Così, sì, penso che la parola sia molto diversa. È questo stato d´animo, questo stato d´innamoramento per la vita che penso che sia cruciale, del quale sentii la necessità di cantare, di scrivere. Di tutto quello che ho letto nella poesia dei grandi poeti portoghesi, quello che mi affascinava era proprio l´amore. Finii di avere questo grande filo conduttore nel disco. Quindi sono vari amori ma sono quelli che ognuno desidera portare dentro di sé, quelli che vuole vivere.

Che cosa ha messo di suo in "Povo que lavas no rio"?
Ho messo la grande volontà che avevo di omaggiare il mio paese. Il rischio forse di consegnarmi ad un arrangiamento così diverso, di registrare una cosa ormai così fissata e di farlo di forma diversa. In Diario (l´album precedente) avevo già finito con lo smitizzare di non aver mai registrato Amália. Registrai Amália e le resi omaggio. "Povo que lavas no rio" rende omaggio al mio paese, l´amore precisamente al paese e alle persone. È un poema bellissimo. Dò forse il mio lato più umile, non è una versione o un arrangiamento che pretende di essere molto esaltante. È una cosa molto serena ed anche molto matura.

Oggi si sente più vicina o più lontana dalla musica di Amália Rodrigues?
Musicalmente mi sento più lontana da quasi tutto [risate]. Ciò che per me è buono per un lato, significa che tento di fuggire dai valori comuni, da quelli che il pubblico chiede e che io sento che hanno la legittimità di chiedere, che è "cantami ciò che io conosco". Con qualche sincerità, dico "canto ciò che sento e che può essere ciò che da qui a 30 anni i vostri figli mi verranno a dire: questo è quello che io conosco". In questo momento continua ad affascinarmi la figura di Amália, ma mi affascinano anche la figura di Beatriz da Conceição, Raquel Tavares, Carlos do Carmo. Sono riuscita a non arrendermi alla necessità di corrispondere a qualche idea che le persone si fanno di me. Sono sempre stata molto vera. Dopo dò la libertà alle persone: o piaccio o non piaccio loro. Ma la mia autenticità è questa, sono una fadista alla quale piace scoprirsi.
Traduzione di Alberto Andriulo, lusofilo e collaboratore ufficiale del blog Fado portoghese

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa.
Grazie mille per questo articolo..che mi da la possibilità di scoprire un'altra cantante di FADO che non conosco ancora: Mafalda Arnauth!
Un abbraccio,
Ivano.

Anonimo ha detto...

Ieri sera (19/01/2010) eravamo al concerto di Mafalda a Milano, nel teatro Dal Verme.
Bella acustica ma soprattutto emozionante la sua voce e le sue interpretazioni!
Era in perfetta simbiosi con il pubblico e ha dovuto fare ben 3 "bis"... dopo oltre 2 ore d spettacolo!!
A parte la struggente "O Mar Fala De Ti" è stata straordinarie anche la sua reinterpretazione del "Povo Que Lavas No Rio".
Cerano anche canzoni allegre e qualche "Vira" popolare.
Bella soddisfazione!!

Questo concerto meritava il lungo viaggio che abbiamo fatto da Torino a Milano e ritorno in una fittissima nebbia con visuale non oltre i 50m ...

Cosa non si fa per il Fado!!
Mino