martedì 6 ottobre 2015

Natália de Oliveira Correia, poetessa rivoluzionaria


Natália de Oliveira Correia nacque a Fajã de Baixo, isola di São Miguel, Azzorre, il 13/09/1923 e  morì a Lisboa il 16/03/1993. 

Frequentò il liceo a Lisbona, non intraprese studi universitari. Nel 1979 fu eletta nel Parlamento Portoghese. Collaborò con molti giornali e riviste.

Non inquadrandosi perfettamente in nessuna corrente letteraria, inizialmente si legò al Surrealismo e, a suo stesso parere, la sua più importante adesione fu quella alla corrente del Romanticismo. La sua opera tocca i generi più svariati, dalla poesia al romanzo, dai testi teatrali ai saggi.

Importante figura della cultura portoghese della seconda metà del XX secolo, spicca come poetessa e come politico, essendo stata eletta deputato per il Partito Socialista.

Fondò il Fronte nazionale per la Difesa della cultura, intervenne politicamente su temi culturali e riguardanti il patrimonio artistico, in difesa dei diritti umani e della donna. Invocò sempre la letteratura come forma di intervento per la società ed ebbe un ruolo attivo nell’opposizione allo Estado Novo. Natália Correia spiccò nella lotta contro il fascismo. Diversi suoi libri furono proibiti dalla censura e fu condannata a tre anni di prigione, con pena sospesa, per abuso di libertà di stampa.

 

Fu una figura importante nei circoli che riunivano i nomi più rilevanti della cultura e della letteratura portoghese degli anni 50 e 60. E’ particolarmente ricordata per la sua personalità vigorosa e polemica, personalità che si riflette nella sua scrittura.

In una dichiarazione all’agenzia di stampa Lusa, Maria Amélia Campos affermò di essersi interessata all’autrice di "A Pécora"(1983) grazie allo studio che conduceva sui discorsi delle deputate elette prima e dopo la rivoluzione del 25 Aprile 1974, studio che fu pubblicato nel 2002.

“Mi sono subito accorta di una forte differenza tra il discorso di Natália e quelli delle altre deputate e questo mi ha portato ad interessarmi alla sua vita, tanto più che non sono mai stata in intimità con lei (sua amica), l’ho conosciuta soltanto come figura pubblica”
La biografia, pubblicata dalla casa editrice Parceria A.M.Pereira, traccia in 14 capitoli – “14 come le stazioni della via crucis” – la vita della scrittrice, la cui opera è “poco conosciuta e studiata perché la sua figura di donna si sovrappone sempre alla sua opera”, ha argomentato l’autrice.
Nel 1942 si sposò con Álvaro Pereira. Nel 1949 si unì a William Creighton Hylen dal quale si separò nel 1950 al fine di sposarsi con Alfredo Machado. Nel 1994 inizò la sua carriera come giornalista nel Rádio Clube Português. Nel 1960 incise il disco "Natália Correia Diz Poemas de Sua Autoria".

Conobbe Dórdio Guimarães, compagno di vari lavori sia al cinema che in televisione, nel 1962. Nel 1990 si sposarono e rimasero uniti fino alla morte di Natália.

Nel 1971, insieme ad Isabel Meyrelles creò una società da cui nacque il Botequim (luogo di incontro, scambio e convivio, ove nacquero effervescenti idee culturali).

Fu direttrice dello Estúdios Cor e della casa editrice Editora Arcádia. Nel 1976 diventò direttrice del "Século Hoje", di "Vida Mundial", e assessore dell’allora segretario di Stato alla Cultura, David Mourão-Ferreira.

 

Natalia Correia è, per via degli elementi tumultuosi, eterogenei e appassionati che appaiono nella sua opera e nella sua vita, una figura particolare della nostra letteratura  del secolo XX.

Iniziò la sua produzione con cronache di viaggi negli Stati Uniti (Descobri que sou Europeia) nei quali affermava una personalità molto forte, focosa e pungente, ma è stato nell’opera poetica che indubbiamente ci ha lasciato il più ricco e duraturo filone della sua scrittura.

La scrittrice ha un grosso debito con l’esperienza surrealista ed in particolare con Mario Cesariny de Vasconcelos. Da lui riprese (e trasformò) il non sense verbale dei lunghi poemi anaforici, pieni di sorprendenti metafore, a volte attingendo alla violenza ed alla bellezza di alcuni testi ispirati dove si aprono svariate piste di sensi per rappresentare l’universo accentrativo del fascismo portoghese, la mediocrità e la repressione, la spregevole morale salazarista, l’ipocrisia quai generale come nel celebre poema “Queixa das Almas jovens censuradas”, contenuto in uno dei suoi migliori libri, “Dimensao Encontrada”.

Stridente nella polemica, provocatoria ed originale nel brillante tentativo teatrale che è l’opera “A Pecora”, propensa allo stesso tempo alla spiritualità ed alla magia, alla cabala, al culto dello Spirito Santo, culto così radicato nella terra dove nacque, le Azzorre, ci ha lasciato anche saggi e poemi dedicati alle rasici, alla matria, alla trascendenza. Allo stesso modo, esibendo un rinnovato virtuosisimo orchestrale e retorico, scrisse, nell’ultima parte della sua vita i “Sonetti Romantici” che rappresentano una nuova sfida, essendo così lontani dai suoi romanzi di avanguardia come “Madona” o “As Nupcias”, dove eleva il tema dell’incesto, caro alla mitologia classica, ad una rara completezza di disarmonia/armonia.

Il processo di infantilismo del paese, gli uomini trasformati in automi, l’imitazione della felicità all’estero,  fu metaforizzato perfettamente dalla Correia nelle celebri strofe cantate da José Mario Branco in Francia per gli emigranti e gli esiliati e che poi furono cantate dopo Aprile in tutto il Portogallo.  La scrittrice ha un grosso debito con l’esperienza surrealista ed in particolare con Mario Cesariny de Vasconcelos. Da lui riprese (e trasformò) il non sense verbale dei lunghi poemi anaforici, pieni di sorprendenti metafore, a volte attingendo alla violenza ed alla bellezza di alcuni testi ispirati dove si aprono svariate piste di sensi per rappresentare la mediocrità e la repressione, la spregevole morale salazarista…

 

 

"Queixa das Almas Jovens Censuradas" cantato da José Mário Branco.

 

Protesta delle anime  giovani censurate (trad. A. Belcari)

 

Ci danno un giglio ed un temperino

Ed una anima per andare a scuola

Ed un cartello che promette

Radici, stelo e corolla

Ci danno una mappa immaginaria

Che ha la forma di una città

Un orologio ed un calendario

Dove non viene la nostra età

Ci danno l’onore dei manichini

Per incoraggiare la nostra assenza.

Ci danno il premio di essere così,

Senza peccato e senza innocenza.

Ci danno una barca ed un cappello

Per farci fare un ritratto.

Ci danno i biglietti per il cielo

Rappresentando la scena in un teatro.

Ci pettinano le teste enormi

Con le parrucche dei nonni

Affinché ci sia impossibile

Assomigliare a noi stessi quando stiamo da soli.

Ci danno una torta che è la storia

Della nostra storia senza trama

E non ci suona nella memoria

Nessuna altra parola che non sia “paura”.

Abbiamo fantasmi così educati

Che ci addormentiamo sulle loro spalle

Sogni vuoti, spopolati

Di personaggi del terrore.

Ci danno la copertina del vangelo

Ed un pacco di tabacco

Ci danno un pettine ed uno specchio

Per farci pettinare un macaco

Ci danno un garofano legato alla testa

Ed una testa legata alla cintura

Affinché il corpo non sembri

La forma dell’anima che lo sta cercando.

Ci danno una bara fatta di ferro

Con l’imbottitura di diamanti

Per organizzare la sepoltura

Del nostro corpo più avanti

Ci danno un nome ed un giornale

Un aereo ed un violino

Ma non ci danno l’animale

Che infilza con le corna il destino

Ci danno marinai di cartone                                                                

Con timbro sul passaporto

Per questo la nostra dimensione

Non è vita e nemmeno morte

 

E’ stata sicuramente anche una scrittrice romantica la Correia, proprio grazie al suo onirismo surrealista o della sua calorosa difesa dei diritti della donna, nel suo fascino per l’androgino, nell’espressione dell’eros totale, nel culto della madre, nella resa regale delle sue isole dense di brume e misticismo, anche in molte delle sue veementi prese di posizione in Parlamento, in piazza o nel piccolo schermo.

L’attenzione, quasi ossessiva, posta sulla sua figura politica ha oscurato, spesso, il talento reale e la sensibilità della scrittrice. E’ bene farle giustizia e osservare a fondo la sua opera, fiume luminoso, a volte fiamme, che porta con se molto del vissuto di Natalia, di quello che lesse, sognò, che voleva costruire e che poi lasciò incompleto, proprio come succede a quasi tutti gli artisti mossi da passione.

Anche il lato narcisistico della sua personalità, lato che convive con tutta questa forza e generosità, è li, disteso sullo specchio della parola.

 

Il Sole nelle Notti e il chiaro di Luna nei Giorni

 

Dell’amore non resta più niente di un Ottobre
E quanto più mi sento amata tanto più desisto:
Tanto più tu mi spogli, più io mi copro
E quanto più mi nascondo, più mi ritrovo

E so che ti turbo e ti abbaglio sempre più
Perché più mi offusco e più esisto.
Di dentro mi illumino, sole occulto,
Di fuori ti inginocchio, corpo misitico

Non svegliarmi. Sono morta nella Kermesse dei tuoi baci.

Eterea. La mia specie
Nemmeno il tuo amante zelo la  smuove

Ma più in nuvole mi disfaccio
Più di terra e fuoco è l’abbraccio
Con cui nella carne vuoi costringermi giovane

 

 

O Sol nas Noites e o Luar nos Dias   Il

De amor nada mais resta que um Outubro 
e quanto mais amada mais desisto: 

quanto mais tu me despes mais me cubro 

e quanto mais me escondo mais me avisto. 

E sei que mais te enleio e te deslumbro
porque se mais me ofusco mais existo. 
Por dentro me ilumino, sol oculto, 
por fora te ajoelho, corpo místico.

Não me acordes. Estou morta na quermesse 

Dos teus beijos. Etérea, a minha espécie  

nem teus zelos amantes a demovem.

Mas quanto mais em nuvem me desfaço  

mais de terra e de fogo é o abraço      

com que na carne queres reter-me jovem.  

 

 

Sete Luas poema di N. Correia nell’album di Misia Garras do Sentidos (Fado Varela)

E se a Morte me Despisse (musica di Mario Pacheco)

 

 

Nessun commento: