mercoledì 4 aprile 2012

Noites fadistas...Una canzone che parlava di un foulard

Dicono che a Lisbona si canti, che a Braga si preghi e che a Porto si lavori.
Non  ho mai fatto molta attenzione e non ho mai creduto ai proverbi, soprattutto quando vado  in Portogallo. Non penso che sia vero: a Lisbona ormai  si canta poco e a  Porto c'e' gente che lavora, ma che ha imparato a cantare e a conoscere e amare quella musica popolare chiamata Fado che è una caratteristica che storicamente apparteneva solo alla capitale.
A Braga si prega molto, è vero, ma non è l'occupazione principale!                    
Quando ero a Lisbona non frequentavo molto i locali di Fado. Conoscevo un paio di taverne che erano ancora genuine e dove si ascoltava il Fado autentico ma non volevo andarci da solo ed era molto difficile convincere chi era con me ad accompagnarmi per ascoltare quella musica e quelle parole che per loro erano incomprensibili.
A Porto viveva una ragazza originaria di Coimbra. Quando la conobbi aveva poco più di venti anni, anche se la mattina ne dimostrava almeno dieci di più.
Parlava un ottimo inglese e un discreto italiano. Faceva una serie infinita di lavori improbabili alcuni dei quali non proprio in linea con la legge e con la morale pubblica.
Riusciva a pagarsi l'affitto di un minuscolo bilocale nella Praceta dos Poetas. 
Più che una piazzetta era un cortile pieno di fiori e gabbiette di canarini. 
C'erano dei piccoli appartamenti, ricavati da quella che una volta doveva essere stata una fattoria!
Aveva un coniglio che teneva in camera e molte scarpe di vernice con tacchi assurdi. Fumava molto e beveva birra e gassosa.
Aveva fatto la scuola alberghiera, prendendo il diploma da cuoca.
Cucinava benissimo e inorridiva quando entrava nei finti ristoranti caratteristici del centro.
Andavamo quasi sempre a mangiare  nelle taverne popolari dove lei sapeva che cucinavano pochi piatti ma cucinati il giorno stesso che venivano serviti.
Le piaceva il Fado e talvolta lo cantava nei locali della cintura della città.
Una sera mi portò in una taverna di Matosinhos e dopo pochi minuti  arrivarono due piatti enormi di gamberi appena scottati, accompagnati da due boccali di birra.
Il padrone del locale le chiese di cantare, ma lei disse che quella sera non se la sentiva: era triste e non voleva che rimanessi deluso. 
Uscimmo molte altre volte e quasi sempre mi portava dei piccoli regali: fiori, cioccolata, bottigliette di bagnoschiuma al mango che rubava in un albergo di Maia.
Ma il regalo più bello  lo ricevetti una sera quando, sorridendo, mi sussurrò che saremmo andati un un altro locale dove avrebbe cantato per me.
Aveva un tatuaggio sul braccio, con una rosa che versa lacrime e la scritta Rosa brava.
Diceva di preferire le donne agli uomini ma poi si innamorò di un giovane lavapiatti brasiliano che la lasciò per una fotomodella angolana e dopo di lui fu il turno di un soldato gallese, mercenario in qualche guerra dimenticata.
Quella sera mi portò nel locale vicino a un ponte sconosciuto di Porto.
Ordinammo francesinhas e baccalà alla brace e del vino spagnolo. Niente birra, diceva che il vino e' più adatto per ascoltare il Fado. Si alzò e la gente la incoraggiò.
Mi accorsi che aveva estratto dalla borsa un meraviglioso scialle nero simile a quello che portano le donne andaluse. Cantò due classiche canzoni del repertorio fadista e poi sussurrò al chitarrista che l'accompagnava se conosceva una canzone di Aldina.                                                                    
Era una canzone che sapevo era dedicata a me.
E' stata l'ultima volta che l' ho vista.

R.B.

Immagine:  Porto, Ribeira

2 commenti:

lusitanasaudade ha detto...

E somente Porto trabalha?...:)...Acho que nao seja mesmo assim Domingos...talvez Fatima reza demais...mas também rezar as vezes é um trabalho...
se é assim entao Fatima pode ser aquela que trabalha mais...:-)

Anonimo ha detto...

Eu sei assim: Porto trabalha; Coimbra estuda; Fátima reza e Lisboa diverte-se.... Domingo Ribeiro da Costa