martedì 24 aprile 2012

Il 25 Aprile con Antonio Tabucchi (Pisa, 24 Settembre 1943 – Lisbona, 25 Marzo 2012)


per approfondire: il Portogallo durante la rivoluzione dei garofani il 25 de Abril



-Una Domenica di Marzo-    
(Per Antonio Tabucchi)
Era una bella Domenica di Marzo e la città si era svegliata con nuove foglie sugli alberi e centinaia di rondini arrivate dal Sud.
All’ aeroporto di Portela era atterrato il volo dell’ Air France proveniente da Parigi che aveva tra i suoi passeggeri un signore con un elegante completo blu e un impermeabile dello stesso colore. L’uomo aveva pochi bagagli con sé: una piccola borsa di pelle scura che aveva comprato molti anni prima a Madras, due bottiglie di champagne, un fascio di giornali francesi, portoghesi e italiani, due libri e un foglio su cui aveva lavorato per tutta l’ ultima settimana. Su quel foglio aveva scritto il nome e l’invito per alcune persone che quella sera avrebbero cenato son lui in un piccolo ristorante su una delle sette colline della città. A ciascuna di queste persone aveva spedito un piccolo racconto allegandovi la richiesta di fare il possibile per poter venire a cena. 
L’uomo si accese la seconda sigaretta della giornata e aspirò con un piacere il sapore del tabacco. Si avviò lentamente verso il parcheggio dei taxi, sapendo che al lato degli arrivi non avrebbe avuto difficoltà a trovarne uno libero.
Vide la città davanti a sé e il luccichio del fiume e come sempre non riusciva a evitare di sospirare per la gioia che lo pervadeva ogni volta che tornava in quel paese e poteva rivederne la luce, la bellezza e la delicatezza.
Il primo invito era stato spedito a uno scrittore che aveva conosciuto molti anni prima quando entrambi erano molto piu’ giovani. Insieme avevano passato lunghi pomeriggi alla Caparica e nottate nei bar del Cais do Sodre, oppure al Procopio, al giardino dell’ Amoreiras o al Pavilhão Chinês nel Bairro Alto.
Il secondo era indirizzato alla proprietaria della libreria Galileu di Cascais, una delle piu’ belle librerie nell’area della capitale, soprattutto per chi cercava delle vecchie edizioni di poesie di un loro amico comune, che ogni tanto passava da lì, prima di andare a trovare l’uomo con l’impermeabile quando questi abitava in una casa vicino al faro della scogliera.
Il terzo invitato era un gitano di Matosinhos che stavolta, diversamente dal solito, non sarebbe potuto arrivare con i suoi amici per rallegrare la serata con storie e musiche della sua cultura.
Il quarto era stato uno dei suoi amici più cari; scrittore anche lui e di una decina d’anni più anziano. Quando si incontravano cominciavano a parlare di letteratura ma dopo qualche ora, complici qualche bottiglia di vino o di whisky, la discussione spaziava dalle donne, all’ amore per la vita, al cinema, ai ricordi e al desiderio di affrontare con gioia la  notte che era sempre troppo giovane per andare a dormire.                                
Erano gli anni in cui tutt’attorno il clima sembrava cupo e grigio eppure erano gli anni della giovinezza, della spensieratezza in cui tutto sembrava essere possibile.
L’ultima lettera era stata inviata a una donna che viveva su un’isola lontana e a cui l’uomo che era sceso dal volo dell’Air France aveva dedicato un piccolo racconto.
Quella donna continuava a vivere nell’arcipelago anche se aveva cambiato casa, nome e isola e tutto si sarebbe aspettato meno che ricevere un invito da qualcuno.
Il taxi era arrivato davanti alla casa dell’ uomo che si accese la terza sigaretta.  L’uomo scese di macchina, entrò in casa e non trovo’ nessuno ad accoglierlo se non il gatto che russava su una poltrona. Andò a mettere le bottiglie in frigorifero e si diresse verso il divano del salotto per fare un sonnellino prima di aspettare l’arrivo dei suoi amici. Si sentiva felice: era una bella Domenica di Marzo e il sole illuminava tutta la casa.
L’uomo si addormentò senza piu’ sentire un fastidioso dolore che lo tormentava da tempo. 
Chiuse gli occhi  e sognò i suoi amici che arrivavano.
R.B.
Immagine: locandina del film Sostiene Pereira basato sull'omonimo racconto di A.Tabucchi

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