lunedì 9 aprile 2012

Cristina Branco, una ribatejana sul palco del CCB

                                                                                                                                                                                 
Cristina Branco è sicuramente considerata una delle migliori artiste portoghesi.

Nata nel 1972 nella regione del Ribatejo, ad Almeirim, a poco più di un' ora di macchina da Lisbona. Una terra bellissima, ancora intatta, con paludi, pascoli, allevamenti di cavalli e ampie distese, dove l'unica coltivazione possibile è quella delle querce per l'estrazione del sughero.
La sua carriera artistica iniziò alla fine degli anni '90 quando incise due dischi in Olanda.
Il primo era Murmurius e il secondo traeva spunto dai testi del poeta olandese Slauerhoff, basati su un lirismo neoromantico.
Stranamente, pur non avendo mai vissuto in Olanda, la Branco vi riscosse immediatamente una certa fama, mentre in Portogallo il suo successo era confinato a una stretta elite.          
A un certo punto della sua vita ebbe l'incontro folgorante e la piena consapevolezza della bellezza e del fascino della musica tradizionale del suo paese: il fado.
Si appassionò per le canzoni e l' interpretazioni di Amalia Rodrigues, vera e propria icona nazionale.  Il suo paese sembrava ancora restio ad accettare che qualcuno appartenente alla nuova generazione fadista post-Amalia potesse reinterpretare dei classici del genere,  seguendo una strada che esulava dai canoni classici.                                                     
Dopo altri tre dischi interlocutori in cui la cantante sembrava destinata a gravitare in una sorta di limbo discografico non riuscendo ad entrare nei grandi circuiti e a cantare nelle massime manifestazioni o nei grandi templi del fado, finalmente nel 2003 arrivò il disco Sensus.
I meravigliosi arrangiamenti del chitarrista Custodio Castelo accompagnarono splendidamente i testi  con i versi di alcuni  mostri sacri, come Vinicius de Moraes, Chico Buarque de Hollanda, Camoes, Shakespeare e Eugenio de Andrade. Un' impresa ardua che portò l'interesse e la stima dei critici verso questa piccola, tenace ragazza ribatejana.                                                                                    
Fu il disco della svolta che illuminò il suo cammino artistico e le sue scelte future.  I successivi furono tre capolavori: Ulisses, Live e Abril.                                                              
Il disco dal vivo, registrato a Leiden  è sicuramente quello più completo e maturo in cui oltre a una serie di omaggi alle canzoni interpretate da Amalia, tra cui, Barco Negro, Havemos de ir a Viana, Estranha forma de vida, appare Formiga bossa nova di Alexandre O' Neill (già cantata da Amalia e dalla Calcanhoto), Redondo Vocabulo di Zeca Afonso e Porque me olhas assim di un vecchio cantautore portoghese, Fausto, sino ad arrivare alla canzone che come sempre chiude i suoi spettacoli, O meu amor è marinheiro, con musica di Alain Oulman e testi di Manuel Alegre.
Un vero inno alla libertà, al desiderio d'indipendenza e di speranza, un classico che molte hanno provato a cantare ma poche hanno ottenuto la potenza espressiva e la capacità di trasmettere quelle emozioni che la Branco riesce a dare ogni volta.
Ho visto Cristina Branco tre volte dal vivo: la prima fu una decina di anni fa in una piccola saletta della Fnac di Lisbona: stava presentando il suo disco Corpo Iluminado davanti a circa trenta persone. Sembrava una ragazzina sperduta nella capitale; indos- sava un maglioncino anonimo e dei jeans consumati, ma appena cominciò a cantare si intuì il suo talento e la sua enorme presenza scenica.
La rividi a un festival a Sines sulla costa alentejana quando ormai era quasi una diva.
La consacrazione avvenne al Centro Culturale di Belem, il mitico CCB, uno degli spazi simbolo della cultura lusitana. Fu l'apoteosi e  ripensai che tutte le strade possono portare a Lisbona anche quelle che vengono da Almeirim. 
Até sempre, Dona Cristina!

R.B.

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