mercoledì 20 luglio 2011

QUESTA PAROLA SAUDADE...
















Amalia Rodrigues, icona della saudade portoghese 

Fado, canto d'amore di mare e saudade 



Questa parola saudade. Nessuno la vuole, ma noi portoghesi ci nasciamo, insieme a lei.
Mi sono sempre fidato poco dei vari positivismi e su questo argomento sono particolarmente feroce: fa parte del DNA nazionale, punto e basta. Non esiste scienza che posso spiegare questa cosa.
Il bello – ed il brutto, allo stesso tempo – è che abbiamo diffuso la saudade come una pandemia. E allo stesso tempo non sappiamo nemmeno tradurla, se non nel momento in cui la sentiamo. A niente valgono gli sforzi per cercarle etimi lontani: la teoria più accettata è che provenga dal latino solitas, solitatis (solitudine) e che abbia subito l’influenza dei vocaboli latini “salute” o “salutare”. Poco importa: è oggettivamente intraducibile. Cinque anni fa una società britannica che si occupa di traduzioni, la Today Transaltion, elaborò una lista delle parole più difficili da tradurre...”Saudade” era al settimo posto. La concorrenza, bisogna pur dirlo, era di un certo calibro: al primo posto figurava una espressione congolese “ilunga”, che vuol dire, più o meno (spero che abbiate il tempo di leggere quello che segue) persona che è disposta a sopportare cattiverie per la prima volta, per la seconda volta ma mai per la terza volta. Vincitrice assoluta.  Un’altra difficile era la parola polacca “radioukacz”: una persona che ha lavorato al telegrafo al servizio dei movimenti di resistenza contro il dominio sovietico nei paesi della Cortina di Ferro. Più vicina a noi, in tutti i sensi, è un’altra parola intraducibile, la parola araba “altaham”, che denomina un tipo di profonda tristezza. E dopo viene la “saudade”: al settimo posto, sì – ma l’unica il cui significato non è accettato da tutti in modo consensuale.
Ma non è solo la difficoltà di tradurre o di descrivere questa parola che rende difficoltoso parlare di saudade senza appellarsi alle arti poetiche o, nel peggiore dei casi, ai luoghi comuni. E’ l’anacronismo proprio del sentimento evocato dalla parola stessa. Saudade, pensavo, è qualcosa che già non appartiene più a questo tempo di comunicazioni rapide e sempre più impersonali.
Ha un suo senso nei momenti di solitudine o quando la si usa in senso estetico, ma non si può utilizzare oggi questa parola con il significato che si merita. La saudade, in questo tempo in cui imperano e-mail, social network, sms scritti nei più incomprensibili modi, rischia l’estinzione. Le nuove generazioni non hanno tempo per sentire la saudade, ora che la distanza può essere vinta facilmente da un computer e da una web-cam. Ma come al solito mi stavo sbagliando.
La saudade esiste, ed esiste nei giovani portoghesi. Si trova nei posti più impensati, ma è sempre lei. Alle volte appare in un’altra forma, in versione 2.0, ma c’è e lo si può provare facilmente. Si prenda il caso del network più popolare del web, Facebook. Oltre 124 milioni di anime comunicano tra di loro ogni giorno grazie a questo mezzo.  E’ un posto perfetto per incontrare di nuovo amicizie che si pensavano perdute, o risvegliare passioni che si pensavano sopite. In un certo qual modo, nonostante non rappresenti la vita vera, la vita vissuta, è un luogo pericoloso perché ci può riportare al passato in modo violento ed inopportuno. Un amico può avere quella fotografia del 1979 che noi detestiamo e che non volevamo certo vedere esposta al pubblico ludibrio; o, attraverso un volto intravisto in un innocente fotografia di una festa di liceo, si cambiare tutta una vita da capo a piedi grazie al semplice potere di un ricordo.
Ed è proprio qui che vive la saudade. Gli utilizzatori di Facebook che non sono portoghesi fanno questo tipo di commenti alle vecchie fotografie che vedono: “Mi ricordo bene quel giorno: che botta alcolica che mi sono preso!”. I portoghesi no: vedono un posto, una persona, una canzone e al risposta è immediata: “que saudades!”. Può essere una saudade leggera, passeggera – ma è comunque saudade, esattamente come quella che è al settimo posto tra le parole intraducibili.
Proprio adesso ho letto sul profilo di una ragazza portoghese che utilizza Facebook queste parole: “La migliore definizione di saudade è in questo testo di Chico Buarque. Da brividi…”. Segue la canzone Pedaço de Mim, presa da youtube. Penso che ci siamo già capiti.
Sentire la saudade non è un privilegio esclusivo nazionale. Noi siamo nati così. Dante, nella Divina Commedia, parlava di saudade per bocca degli amanti condannati all’inferno: “Nessun maggior dolore/che ricordarsi del tempo felice nella miseria (…)”. In Portogallo, Bernardim Ribeiro scrive la stessa cosa, in forme ancora più belle in Menina e Moça: “ (…) Sono arrivata a tanta tristezza che mi pesava di più il bene che avevo avuto del male che avevo”. E per non parlare di Camões o Pascoaes. Quello che penso è che se oggi fossero vivi, avrebbero di sicuro un profilo su Facebook.

articolo di Nuno Miguel Guedes

7 commenti:

Roberto ha detto...

Come sai non sono un esperto ma solo un amante di fado. Ti leggo non spesso ma sempre volentieri,anche per rivivere la mia bella esperienza di viaggio in Portogallo. Saudade è la parola con la quale tempo fa ho commentato sul mio blog una giornata particolare: dopo 39 anni di silenzio ho ritrovato, prima sulla rete e poi di persona, gli amici e le amiche con i quali ho fatto la maturità. Una sola giornata passata insieme, mille storie da raccontare, tante emozioni. La sera,quando tutti se ne erano ripartiti, ho scritto un post dal titolo Saudade (con il brano omonimo di Cesaria Evora)e mi sono sentito molto lusitano nel fondo dell'animo. Tra pochi giorni li rivedrò, complice un festival jazz, e alcuni di loro sono appena tornati da un viaggio in Portogallo. Avremo molto da raccontarci...Un caro saluto

Luisa Notarangelo (Lusitana Saudade) ha detto...

Ciao Roberto, grazie della visita èun piacere quando un esperto musicofilo passa da queste parti fadiste...un blog sul Jazz come il tuo in Italia è introvabile! Un abbraccio, Luisa
ps. se vuoi linka pure il tuo scritto sulla saudade qui nei commenti...

Roberto ha detto...

http://blog.libero.it/MondoJazz/commenti.php?msgid=9702291&id=29913#comments

Il tuo è si un blog unico nell'argomento, io ho (per fortuna) grande concorrenza, ma anche il piacere di aver stabilito un contatto con quasi tutti i jazz bloggers . Un abbraccio

António Martins ha detto...

O fado é o que de mais puro define o povo português.

Excelente blog.

Luisa Notarangelo (Lusitana Saudade) ha detto...

Obrigada Antonio...Amo o Fado...
um abraço, Luisa

Anonimo ha detto...

Ciao,
ho scoperto il tuo blog andando alla ricerca di informazioni su Amalia Rodrigues e volevo farti i complimenti. Io l'ho scoperta in un viaggio in Portogallo questa estate, e non so per quale arcano motivo, certo malinconico spirito portoghese mi ha indotto a metter su un bog di viaggi dal taglio ironico e divertente: strane diramazioni delle cause scatenanti di un'ispirazione!!
Volevo metterti nel blog roll per consigliare, indirettamente, il tuo blog a quanti siano interessati al Fado, ma prima di farlo mi faceva piacere condividere con te il mio blog, se ti va di dargli un'occhiata e di incrociare i nostri due viaggi in Portogallo il blog è: www.metaviaggi.altervista.org....
Rina

lusitanasaudade ha detto...

Ciao Luca, benvenuto nel mondo dei Lusofili....e ti assicuro che in Italia siamo in tanti...purtroppo i Festival di Fado nel nostro paese non ci sono ma in compenso possiamo assistere a qualche sporadico concerto di artisti portoghesi o di artisti italiani che come me si dedicano anima e core al Fado.... io da anni promuovo questo genere in Italia attraverso il mio blog e non mi arrendo mai...prima o poi spunterà anche un festival do Fado in Italia (http://fadoportoghese.blogspot.com) . Quest'anno tra l'altro uscirà il mio primo album "Terra de Portugal" e spero di trovarmi dalle tue parti in concerto....io ho un profilo su facebook (Luisa Notarangelo)...spesso pubblico le mie notizie qui...

Un consiglio su un album di Fado con libretto?....L'ultimo di Ricardo Ribeiro (Porta do Coraçao)....oppure....Amalia Rodrigues "O Busto" un doppio cd....il surplus della Saudade portoghese....