venerdì 19 novembre 2010

Poeti del Fado: FLORBELA ESPANCA

RADICI E RAMI, il Fado di Florbela...

Vila Viçosa, fine del 1894, notte tra il sette e l’otto Dicembre.
Antónia da Conceição Lobo sente le doglie del parto. Nasce una bambina che non è festeggiata con la gioia con cui, di norma, si festeggia una nascita. Non sembra che questa bambina fosse desiderata.
E’ battezzata come figlia di padre ignoto, ignoti anche i nonni. Il nome che gli viene imposto è Flor Bela de Alma da Conceição. Nella letteratura portoghese è conosciuta come Florbela Espanca, cognome che riceverà dal padre, João Maria Espanca, quando finalmente si solleva questa cortina di mistero sui suoi natali. Curiosamente il prete che la battezza e la madrina hanno lo stesso cognome.
La madre muore qualche tempo dopo.
La sua infanzia non è segnata da carenze affettive o materiali, problemi che spesso si trovano as affrontare bambini nati nelle sue stesse condizioni.
Il padre non la lascia senza sostegno. Lo asserisce lei stessa, quando a dieci anni, nella poesia scritta per il compleanno del “caro papà dell’anima mia” dice che la mamma si prende cura di lei e del fratello “ma se tu muori/siamo tre disgraziati”.
Riceverà affetto anche dalle sue due matrigne, cosa che ci viene rivelata dalla sua corrispondenza.
Frequenta il liceo ad Evora in un tempo in cui poche ragazze si danno agli studi e grazie alla sua bellezza, non stante spesse volte Florbela affermi di essere brutta, fa girare la testa a molti suoi colleghi.
Quelli che scrive al liceo non sono i suoi primi versi. Scriveva già da quando era bambina, commettendo errori di ortografia; naturalmente sono versi infantili, ma molto maturi, tenendo in conto l’età a cui sono stati scritti. In qualche modo ci preannunciano quello che verrà dopo.
Questa precocità contrasta con una certa “goffaggine” futura, quando il suo modo di scrivere divergerà dai concetti poetici del gruppo di Orfeu, di Presença e delle altre tendenze del Modernismo, che emergeranno come il grande riferimento letterario dell’epoca; da li Florbela sembrerà un po’ arretrata.
Ci lascia capire che non attraversa difficoltà economiche, ciononostante lavora insegnando francese, inglese ed altre materie.
Più tardi, a 22 anni, entra nella facoltà di Diritto all’Università di Lisbona.
Pubblica vari poemi in giornali non propriamente dedicati alla poesia, come in Noticias de Évora e O Século ed in alcuni giornali locali.
Pubblica i suoi primi libri, Livro de Mágoas (Libro di Dolori) nel 1919, e nel 1923 Livro de Soror Saudade(Libro di Sorella Nostalgia), dove include gran parte della sua produzione anteriore.
Parla del suo Alentejo e dei luoghi legati alle sue origini, in alcuni poemi esalta la Patria, ma la sua cifra scritturale si trova soprattutto nel campo delle umane passioni.
Si sposa tre volte. Usa il cognome del suo primo marito Alberto Moutinho in alcuni scritti, soprattutto nelle corrispondenze.
Unirà al suo il cognome del terzo marito, Mário Lage, per firmare le traduzioni che abitualmente faceva.
Del secondo marito, António Guimarães, pare non ci sia traccia esplicita negli scritti di Florbela, che in realtà gli dedica la sua seconda opera, che pubblica con il titolo Livro de Soror Saudade, titolo diverso da quello pensato in un primo momento, ed in cui si dimentica di scrivergli la dedica.
Chi è realmente Florbela?
Non si può definire qualcuno in una sola dimensione, in una sola somma di qualità. Tutto l’essere è un’intersezione di aggettivazioni differenti ed anche opposte. Nel caso della poetessa c’è la particolarità di essere proprio lei stessa a mettere in evidenza, in modo continuo, questa cosa.
Parafrasando António José Saraiva e Oscar Lopes nella Storia della Letteratura Portoghese: stimola ed anticipa il “movimento di emancipazione letteraria femminile” che romperà “la frustrazione, non solo femminile ma anche maschile, delle nostre oppressive tradizioni patriarcali…”
Nella sua scrittura è notevole, come dicono gli autori sopraccitati, “l’intensità di un trascendente erotismo femminile”, un tabù fino ad allora, ed un tabù anche in seguito, nella parola e negli scritti femminili.
Gli stessi autori, nel capitolo dedicato al Simbolismo ed al Modernismo, enumerando varie tendenze letterarie con il metodo di “esposizione pedagogica”, includono Florbela in un gruppo che chiamano “altri poeti”. La qualificano come “scrittrice di sonetti con un’infarinatura parnassiano – estetica” e come una “delle più notevoli personalità liriche”.
Il suo egocentrismo, che niente toglie alla bellezza della sua poesia, è talmente evidente che non può non essere sottolineato praticamente da chiunque.
Assetata di gloria, dice Henrique Lopes de Mendonça, trascritto da Carlos Sombrio.
Nella sua cifra scritturale ci sono alcune parole su cui insiste incessantemente. Prima di tutto l’IO, presente in quasi tutte le sue poesie. Largamente ripetuti i vocaboli che si riferiscono alla passione: anima, amore, nostalgia, baci, versi, poeta e vari altri, ed i vocaboli che da questi derivano.
Componimenti che vadano oltre questo ambito delle passioni non ce ne sono molti, soprattutto in poesia, eccettuati quelli in cui si riferisce all’Alentejo.
Non si colloca come osservatrice distante, anche quando ciò sembra, esterna a fatti, avvenimenti, idee.
Curiosa è la sua posizione sul matrimonio. Malgrado affermi che l’unica scusa che trova per se stesa è proprio quella di essersi sposata per amore (!!!), moltissime volte afferma di essere completamente contro l’istituzione del matrimonio, nonostante si sia sposata ben tre volte.
Tra i suoi poeti preferiti ricordiamo António Nobre, Augusto Gil, Guerra Junqueiro, José Duro ed altri di correnti affini. Si interessa anche ad Antero de Quental.
Sulla difficile pubblicazione della sua opera, ora si mostra dispiaciuta di non riuscire ad incontrare case editrici per i libri che, dopo i primi due, vorrebbe dare alle stampe, ora finge un disinteressamento quasi disdegnoso per la cosa, anche se il suo dispiacere è piuttosto evidente.
Dopo che sono passati settanta anni dalla sua morte si è parlato di comportamenti poco ortodossi a proposito della morale sessuale della sua epoca. Alcune espressioni di emotività, un po’ eccessive per il suo tempo, anche se non del tutto esclusive di Florbela, hanno insospettito.
Ricordiamo la sua corrispondenza e come si riferisce al fratello, Apeles. I suoi eccessi verbali sembra non vadano oltre a questo, una scarsa moderazione nell’esprimere una passione. Qui nell’esaltazione fuori dal comune dell’amore fraterno, ma è un’esaltazione che non stona affatto con il suo modo di parlare dei propri sentimenti.
Allo stesso modo scrive nella corrispondenza con un’amica. E nemmeno si erano mai incontrate, Florbela l’aveva vista solo in ritratto.
Questi limiti, così ampliati, nella descrizione dell’amore, dell’amicizia e degli affetti, rappresentano una costante.
Fernanda de Castro spiega le sue contraddizioni dicendo “non seppe vivere senza rompere preconcetti, oppressioni, correnti – e non ebbe però il coraggio di romperle tutte”.
Florbela, poetessa, non si può separare dalla sua condizione di donna, dalle sue passioni, dal suo modo di essere, dalla sua vita, dalle sue contraddizioni, umiltà ed orgoglio, preconcetti, dalla sua presenza ed assenza, dai suoi amori e disamori.
La sua unica preoccupazione è lei stessa, l’amore, la passione…Il volere ed il non volere. Al pari di una vita sicuramente singolare per il tempo (due divorzi e tre matrimoni nell’arco di quindici anni) questa relazione donna – passione e l’esaltazione di se stessa, rappresentano fattori che possono aver contribuito alla nascita delle considerazioni sopra menzionate.
Prestiamo attenzione all’inizio di uno dei suoi sonetti più conosciuti:

Io voglio amare, amare perdutamente!
Amare solo per amare: qui…li…
Questo, quelle, l’altro e tutte quante le persone…
Amare! Amare! E non amare nessuno!

Ed ecco il finale della seguente strofa:

Chi ha detto che si può amare qualcuno
Durante tutta l’intera vita l’ha detto perché mente!

Florbela, conservatrice per sua definizione, ci porta a credere che molto probabilmente, nonostante i suoi scritti, abbia vissuto la sua vita adattandosi e non distanziandosi poi così tanto dai concetti morali e sociali allora vigenti.

FLORBELA, LA SCRITTRICE ED IL CULTO

Mi chiedo il perché della visibilità di Florbela ed il perché sia stata così ben accolta da un pubblico molto più vasto di quello che hanno avuto molti scrittori suoi contemporanei, o che sono venuti prima o dopo di lei, di qualità se non superiore per lo meno simile e dotati di interessi e caratteristiche più condivise ai più, con istanze capaci di fare appello ad un raggio più ampio e vasto di sensibilità.
Nonostante la sua opera sia innegabilmente interessante e bella, alcuni critici non riescono a non stupirsi dell’impatto che questa ha avuto sui lettori, paragonandolo con quello avuto da altri autori ugualmente validi e che sono conosciuti poco o niente al di fuori dell’ambiente così detto intellettuale.
Abbiamo aperto la Storia della letteratura Portoghese, abbiamo scorso i nomi degli scrittori della stessa epoca della Espanca citati nel libro, abbiamo cercato di farne una piccola analisi ed abbiamo constatato il numero di quelli che praticamente continuano come avvolti nelle nebbie. Anche per i lettori dalle più ampie conoscenze molti di questi scrittori sono dei meri sconosciuti.
Dopo aver inventariato decine e decine di pubblicazioni, José Augusto França nella sua opera “Gli Anni venti in Portogallo”, indicando una decina di scrittori, si riferisce a Florbela dicendo che stava “nascosta a tutti”, aggiungendo però che “lei rappresenta il caso di maggiore e più profonda creatività tra le scrittrici pubblicate negli anni Venti in Portogallo”.
Per altri critici invece la sua stella brilla meno di quella di vari suoi contemporanei. E’ considerata un po’ antiquata, sia nella forma sia nelle tematiche. Come spiegare allora il fatto che è considerata da molte persone come uno dei personaggi del secolo e quindi come spiegare l’ampio spettro di consensi che è riuscita ad attingere?
Hernâni Cidade parla della “violenta contraddizione tra il concetto di poesia e di due epoche distanti o vicine che siano”.
Alcuni critici intramezzano l’analisi del suo comportamento e della sua opera con storielline, dove si percepisce uno sforzo per evitare una sentenza relativamente dura.
Natália Correia nella lunga prefazione ad una edizione di Diário do último ano parla di “civetteria patetica” e definisce la sua poesia come “truccata con i tipici languori da stella del cinema muto, caricata di polvere di riso”. E continua, esagerando un pochino, dicendo che la scrittrice “si stende sulla sua chaise – longue delle sue iatture di diva dei versi. Precettata alla corte dei letterari minori. Una cagnolina di lusso accarezzata durante il te delle cinque delle signore di Modas e Bordados e di Portugal Feminino (“Moda e Ricamo” e “Portogallo Femminile”) per spiegare che questo nasce dalla sua insensibilità alle rotture ingenerate dalla crisi del discorso logico maschile.”.
Perché allora questo successo?
Il suo culto comincia proprio da lei stessa.
Si legga il poema, cantato anche da un famoso gruppo di musicisti, considerato uno dei più belli:

Ser poeta é ser mais alto, é ser maior
Do que os homens! Morder como quem beija!
É ser mendigo e dar como quem seja
Rei do Reino de Aquém e Alem Dor!
.............................
É ter cá dentro um astro que flameja,
É ter garras e asas de condor!
.............................
É ter fome, é ter sede de Infinito!
............................
É condensar o mundo num só grito!
Essere poeta è essere più alto, più grande
Di tutti gli altri uomini! Mordere come quelli che baciano!
E’ essere un viandante e andare a lato di chiunque
Re del Regno di Qua e di La del Dolore
………………………………..
E’ avere dentro un astro infuocato,
è avere gli artigli e le ali di un condor!
……………………………………
E’ avere fame e sete di Infinito
…………………………………….
E’ condensare il mondo in un solo grido!

E quante volte Florbela ci ricorda che è poeta! E con quanta euforia!

Sonho que sou a Poetisa eleita,
Aquela que diz tudo e tudo sabe,
Que tem a inspiração pura e perfeita,
Que reúne num verso a imensidade!
Sonho que um verso meu tem claridade
Para encher todo o mundo! E que deleita
Mesmo aqueles que morrem de saudade!
Mesmo os de alma profunda e insatisfeita!
Sogno di essere la Poetessa eletta
Quella che dice tutto e che tutto sa
Che ha l’ispirazione pura e perfetta,
que riunisce in un solo verso l’immensità!
Sogno che un mio verso abbia la luce
Per riempire il mondo intero! E che rallegri
Anche coloro che muoiono di nostalgia!
Anche coloro che hanno un’anima profonda e insoddisfatta!

Pochi poeti lo faranno così tanto ripetutamente…
Non dimentichiamo la bellezza di ciò che scrive, del modo in cui si esprime e di ciò che occupa i suoi scritti.
Senza escludere la qualità letteraria, non saranno completamente estranei al fenomeno di moltiplicazione dei suoi lettori alcuni aspetti che niente hanno a che vedere con questa. Ad esempio fattori che possono aver attirato l’interesse dei lettori sono: l’autoritratto della sua vita, che disegna distante dagli ordinamenti e dai preconcetti sociali della sua epoca, le varie contraddizioni, o l’apparenza di queste (come ammette José Régio), la sua morte tragica, il suo impegno nella pubblicazione, impegno continuo e pieno di sforzi, i luoghi della sua vita, propensi alla glorificazione di chi è nato li o di chi gli è prossimo, il suo proto femminismo, diverso da quello che seguirà alcuni anni più tardi, ma capace di captare la nostra attenzione.
Un nome, Guido Batelli, italiano, professore all’Università di Coimbra, non potrà essere dimenticato.
Traduce in italiano i versi di Florbela, cosa non certo comune. E ammirandola sinceramente, contribuirà all’edizione postuma di Charneca em Flor, Reliquiae e Juvenilia. E’ probabilmente grazie al suo intervento che sono fatte le prime riedizioni del Livro das Mágoas e del Livro de Soror Saudade.
José Régio, la chiama “poesia viva” che “nasce, vive e si alimenta del suo (…) forse fin troppo reale caso umano”. Accompagnerà successive riedizioni di una parte dei suoi poemi con una intensa e delucidante prefazione, datata 1950, dove conduce una pregiata analisi, esaltando l’opera e mettendo in risalto alcuni dei più brillanti momenti della poetessa…
Ma è probabilmente António Ferro che, in un articolo del Diário de Noticias del Gennaio 1931, concentra l’attenzione sulla poesia di Florbela e crea un accordo di visione tra critici e lettori che ancora oggi esiste.

POESIA. CONCETTI E PRECONCETTI AMOROSI

E’ la poesia che fa di Florbela quello che è. E quasi sempre la sua poesia è in forma di sonetto, salvo alcune eccezioni, come alcune strofe inserite da Rui Guedes in una buona edizione che abbraccia la totalità o quasi della poesia di Florbela.
Alcune hanno dei richiami a quella che è chiamata “strofa popolare”:

Tenho por ti uma paixão
Tão forte tão acrisolada,
Que até adoro a saudade
Quando por ti é causada
Ho un amore per te
Tanto forte, tanto puro
Che adoro la nostalgia
Che sento per causa tua

Oppure questa:
Que filtro embriagante
Me deste tu a beber?
Até me esqueço de mim
E não te posso esquecer...
Che filtro magico
Mi hai fatto bere?
Mi dimentico perfino di me stessa
E non riesco a dimenticare te…

Il suo Alentejo si merita parole di esaltazione. Nel sonetto che si chiama No Meu Alentejo, incluso tra le lettere ed il materiale inviato alla rivista Modas e Bordados esprime questo amore nelle terzine finali:

Tudo é tranquilo e casto e sonhador...
Olhando esta paisagem que é uma tela
De Deus, eu penso então: Onde há pintor
Onde há artista de saber profundo,
Que possa imaginar coisa mais bela,
Mais delicada e linda neste Mundo?
Tutto è tranquillo e casto e sognatore…
Guardando questo paesaggio che è un quadro
Composto da Dio, io penso: Dove può esistere un pittore,
dove può esistere un artista con la sua profonda conoscenza
che possa immaginare una cosa più bella,
più delicata e meravigliosa in questo Mondo?

Scrive anche poesie patriottiche. Alcune poesie sono dirette alle madri, chiedendo che tacciano i proprio dolori e che lo facciano per i figli che lottano e muoiono nella guerra in difesa della Patria.
Ma Florbela ci ricorda sempre in modo chiaro che quello che le interessa è l’Amore, e tutto ciò che romanticamente gli è vicino: la solitudine, la tristezza, la nostalgia, la seduzione, l’evocazione della morte…Ed il desiderio. Lo fa anche quando tratta temi differenti, mi ha spiegato qualcuno che la ammira molto.
Leggiamo una strofa del sonetto che ha per titolo “Toledo”:

As tuas mãos tacteiam-me a tremer...
Meu corpo de âmbar, harmonioso e moço,
É como um jasmineiro em alvoroço,
Ébrio de Sol, de aroma, de prazer!
Le tue mani mi toccano mentre tremo
Il mio corpo di ambra, armonioso e giovane
È come un gelsomino in tumulto
Ebbro di sole, di profumo e di piacere!

Il grande paradosso. L’amore, come lei lo dipinge molte volte, richiama sentimenti dove l’erotismo è un elemento preponderante. In altri testi invece vuole che sia limpido, depurato da quelle che erano considerate impurità in quell’epoca.
Dopo tre matrimoni dice che desidera morire in modo virginale.
Tutto questo è il prodotto di una morale che impediva alle donne di esprimere il proprio piacere sessuale, mi conferma un’altra mia amica che considera Florbela la grande esponente della scrittura femminile. Le immagini più osé sul sesso erano viste come degradazione o, compiacentemente, come provocazione.
La domanda a cui non sarà facile trovare una risposta è sapere se Florbela scrive, avvicinandosi ad immagini esplicite, perché vuole rompere con comportamenti tenuti in quanto convenienti e dentro al “moralmente corretto”.
Leggiamo il sonetto “Passeio ao Campo” (Passeggiata in Campagna):

Meu Amor! Meu Amante! Meu Amigo! 
Colhe a hora que passa, hora divina,
bebe-a dentro de mim, bebe-a comigo!
Mio Amore! Mio Amico”!
Approfitta dell’ora che passa, ora divina,
bevila dentro di me, bevila con me!

E dopo aver parlato dei suoi fianchi piccoli e fini e usando altri attributi inerenti alla sua eleganza fisica, continua:
E à volta, Amor... tornemos, nas alfombras
Dos caminhos selvagens e escuros,
Num astro só as nossas duas sombras...
E al ritorno Amore…Torniamo, nei tappeti
Dei sentieri selvaggi e scuri,
in una stella solo le nostre due ombre…

Ecco cosa scrive in un altro sonetto:

Se tu viesses ver-me hoje à tardinha,
A essa hora dos mágicos cansaços,
Quando a noite de manso se avizinha,
E me prendesses toda nos teus braços...
Se tu venissi a trovarmi oggi, verso sera,
all’ora di quella magica stanchezza
Quando la notte si avvicina piano piano,
e tu mi prendessi tutta tra le tue braccia…

E per concludere:
E é como um cravo ao sol a minha boca...
Quando os olhos se me cerram de desejo...
E os meus braços se estendem para ti...
E’ come un garofano al sole la mia bocca…
Quando gli occhi si chiudono dal desiderio…
E le mie braccia si stendono verso di te…

E ancora, queste terzine:
Beija-me as mãos, Amor, devagarinho...
Como se os dois nascêssemos irmãos,
Aves, cantando, ao sol, no mesmo ninho...
Beija-mas bem!...Que fantasia louca
Guardar assim, fechados, nestas mãos,
Os beijos que sonhei pra minha boca!...
Baciami le mani, Amore, lentamente…
Come se noi fossimo fratelli,
uccellini, cantando al sole nello steso nido…
Baciamele bene!...che follia,
conservare qui, chiusi in queste mani,
i baci che ho sognato per la mia bocca!...

Malgrado si dica che, per la sensualità espressa, i suoi versi suggeriscano delle idee piuttosto libere per il tempo in cui viveva, un’interpretazione complessiva della sua opera fa pensare ad una posizione culturale divergente.
Contraddittoriamente a questa sua sensualità sempre presente, afferma di non riuscire a pensare ad una relazione sessuale senza scinderla da un’idea di impurità, di brutalità. In alcuni brani, dove si riferisce in modo più forte al rapporto sessuale, le donne sono impure, megere o soggetto di simili appellativi.
Il matrimonio ed il possesso sono atti bruti, afferma e ripete.

LA FINE
Nell’ultimo anno della sua vita elabora un “Diario” sul quale scriverà fino a pochi giorni prima la sua tragica fine. E’ la prefazione alla sua fine.
Subito all’inizio spiega che non ha alcun obiettivo nello scrivere questo diario.
Poco dopo l’inizio spera che “magari qualcuno, dopo la mia morte” nel leggerlo “si chinerà con un po’ di pietà, un po’ di comprensione” su quello che lei è stata o che ha creduto di essere. “E capisca quello che non sono riuscita a fare: conoscermi”.
Si definisce “onesta senza preconcetti, amorosa senza lussuria, casta senza formalità, retta senza principi, e sempre viva”, definizioni che ci portano direttamente a porci alcune domande.
Dopo aver ricordato i nomi dei suoi compagni e mostrare ancora una volta tutto il suo amore per il fratello Apeles, aviatore, la cui morte in un disastro aereo la fa sentire ancora più sola, dice di non capire la paura che la morte fa alla giovane autrice di un diario di cui riporta alcune frasi.
Si guarda allo specchio e si definisce “rozza e brutta, grottesca e miserabile”, dubita della sua capacità di scrivere versi, ponendoci di nuovo davanti alle contraddizioni che la tormentano sempre e che esprime in un’altra frase: “vivere e non sapere che si vive”.
Più ci si avvicina alla sua fine e più le annotazioni si fanno rare e brevi.
Afferma che le sue lettere d’amore sono state scritte soltanto per la sua necessità di scrivere frasi. Ed in opposizione con quanto sopra riportato, e riportato nelle pagine precedenti del diario scrive: “se gli altri non mi conoscono, io mi conosco.”
Pochi giorni prima di morire si chiede “ma cosa importa quello che c’è nell’aldilà?”. Risponde, ripetendo ciò che dice nel sonetto “Ad un moribondo”: qualunque cosa sia, sarà migliore del mondo e di questa vita.
La morte annunciata nei suoi scritti accadrà poco dopo. Pone fine alla sua vita l’8 dicembre 1930, giorno in cui compie trentasei anni, a Matosinhos, dove vive. Viene sepolta lì e in seguito il suo corpo è traslato nella sua terra natale.
Con Florbela probabilmente non muore la più grande poetessa del suo tempo, ma sicuramente muore una delle voci che ha saputo esprimere in modo molto acuto e senza timore le grandi contraddizioni della sensibilità femminile nelle sue passioni facendolo, allo stesso tempo, con una certa ingenuità, impregnata delle verità semplici o complesse di ciò che è la donna, nella convergenza della cultura e dell’essere.
Che cosa porta Florbela alla morte?
Fernanda de Castro, in un articolo citato da Carlos Sobria, sintetizza così la risposta: “perché non riuscì a mettere d’accordo il suo corpo, il suo spirito e la sua anima”.
Della sua morte i giornali quasi non ne danno nemmeno la notizia.
Sono pubblicati postumi, come si è già avuto modo di riferire, per iniziativa del professor Guido Batelli, i due libri di poesia Charneca em Flor e Reliquie, due raccolte di racconti, Dominó Negro e Máscara do Destino e un’altra raccolta di poesie Juvenilia.
E’ l’inizio di una grande fila di riedizioni che, come nel caso della poesia, sono un successo ed arrivano fino a trentesima, o forse anche di più, ricordando i casi di dispersione editoriale.
E si ricordano anche varie traduzioni, oltre a quella in italiano di Guido Batelli.

Alcune poesie di Florbela il suo Fado...

Teresa Silva Carvalho, Amar

Katia Guerreiro, Fado dos Olhos

Meraviglioso il testo autobiografico di Desejos Vãos

Eu queria ser o Mar de altivo porte
Que ri e canta, a vastidão imensa!
Eu queria ser a Pedra que não pensa,
A pedra do caminho, rude e forte!

Eu queria ser o Sol, a luz imensa,
O bem do que é humilde e não tem sorte!
Eu queria ser a árvore tosca e densa
Querido mundo vão e até a morte!

Mas o Mar também chora de tristeza ...
As árvores também, como quem reza,
Abrem, aos Céus, os braços, como um crente!

E o Sol altivo e forte, ao fim de um dia,
Tem lágrimas de sangue na agonia!
E as Pedras ... essas ... pisa-as toda a gente! ...


4 commenti:

Andradarte ha detto...

Maravilhosa lição.....o que aprendi aqui hoje!!!!!....
Abraço

Luigi P. ha detto...

Che bell'articolo Luisa !!! Fu meraviglioso per me conoscere i sonetti di Florbela, incuriosito proprio dal 'Fado dos olhos' di Katia Guerreiro, quindi non molto tempo fa. Sono proprio contento di leggere il tuo brano, di leggere qualcosa su di lei anche in italiano.

Di Mariza c'è anche la splendida interpretazione di 'Vozes do mar'
http://www.youtube.com/watch?v=E56A4dCv1ZI
Un abbraccio,
Luigi

lusitanasaudade ha detto...

Grazie Luigi...Vozes do Mar (nell'album Terra)è un'altro stupendo testo di Florbela...ma la musica di Desejos Vãos rende alla perfezione l'incanto e lo spirito del testo...un abbraccio

lusitanasaudade ha detto...

Obrigada José, para mim é importante que um portugues gosta do que eu escrevo...