mercoledì 19 maggio 2010

CARLOS DO CARMO ED IL POST- 25 APRILE

post collegato: Fado e Rivoluzione dei garofani 25 di Abril


Per la nuova generazione di fadisti Carlos do Carmo è uno dei nomi più importanti. Camané non esita ad inserirlo nella sua triade di cantanti che più lo hanno influenzato, insieme ad Amália e ad Alfredo Marceneiro. Ambasciatore portoghese, assieme a Mariza, nella campagna di promozione del fado a patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, ha avuto un importante ruolo nell’ innovazione del fado durante l’arco della sua carriera.
L’importanza dell’opera di Carlos do Carmo è ben visibile nell’album tributo Novo Homem na Cidade (2004) in cui musicisti provenienti da diverse esperienze e da un diverso background, più giovani e più anziani, fadisti e non, portoghesi e provenienti da altri paesi lusofoni, gli rendono omaggio rivisitando il suo album Um Homem na Cidade del 1977.
E’ stato e probabilmente è ancora l’emblema del “fado di sinistra” – è bene ricordare che per via dell’accezione e dell’uso fatto del fado durante la dittatura portoghese, per decadi il fado è stato connotato come vicino alla cultura reazionaria (ancora oggi, a volte, è tacciato di questa fama).
Nato a Lisbona, figlio della fadista Lucilia do Carmo, Carlos comincia a cantare nel ristorante dei genitori, O Faia. I genitori non vogliono che prosegua la carriera artistica, tanto che lo mandano in Svizzera dove fa la scuola alberghiera. Ma il destino gli cambia le carte in tavola. La prematura morte del padre lo obbliga a prendersi cura del ristorante e quindi di ritornare anche alle canzoni.
All’inizio il suo modo di cantare mostra una certa tendenza a ricalcare lo stile della madre, ma poi si fa una sua personalità tanto che diventa una delle voci più caratteristiche del fado.
Incide album molto importanti. Alcuni di questi mostrano voglia di osare e spirito di inventiva, cosa che ingenera subito una certa polemica tra i tradizionalisti. Tra questi album ricordiamo Por Morrer Uma Andorinha, Mais do que Amor é Amar, Um Homem no Pais, Nove Fados e Uma Canção de Amor. L’Album più emblematico è Um Homem na Cidade, un album bellissimo e con arrangiamenti sofisticati (alla chitarra Antonio Chainho) in cui rivisita la poesia di José Ary dos Santos, un importante poeta politicamente legato al Partito Comunista Portoghese.
Carlos do Carmo spiega la propria posizione durante un concerto all’Olympia: “Il fado è la canzone portoghese più conosciuta. E’ un folclore urbano che protegge la sua tradizione e la rende sacra. Si mantiene, proprio come si mantiene il blues perché è difficile perdere una cosa che il popolo ama tanto. Ma il fado non è statico […]. Adesso non cantiamo più il fatalismo. E’ finita, è arrivato Aprile, è arrivato il futuro”.
Con Carlos do Carmo succede un altro fatto curioso e realmente precursore dei tempi. Forse per difendersi dalle accuse dei puristi del fado, Carlos non si auto proclama fadista, come ha sottolineato in un intervista con Carlo Vaz Marques, alle TFS, nel 2003. Questo tipo di difesa è relativamente comune nel nuovo fado, si ricordino i casi di Cristina Branco o Marta Dias. Il cantante spiega la sua eterodossia: “La ricchezza del fado, secondo me, sta nel contributo che ogni interprete che lo canta o lo suona gli da, gli porta, gli trasmette. […] Ora, la cosa che non riescono a capire i puristi è che l’unica maniera che avevo per far funzionare una carriera che già supera i quaranta anni era proprio questa. Perché se io avessi seguito il cammino del purismo, oggi sarei stato il figlio di Lucilia do Carmo…Io non ho smesso di essere il figlio di Lucilia do Carmo, lo sono e ne sono orgoglioso. Ma sono anche Carlos do Carmo. Sono entrambe le cose.”
Carlos do Carmo ha un modo di cantare molto personale, molto poetico, forse sin troppo dolce. Non si è fermato al fado: ha cantato canzoni di Jaques Brel, di Edith Piaf e dopo il 25 di Aprile abbraccia la canzone che tratta temi sociali e politici. Si può arrivare a dire che Carlos do Carmo ha inventato il fado politico e di denuncia sociale, contagiato dall’ambiente post – rivoluzionario. E’ raro trovare nel fado temi tanto dichiaratamente sociali come quelli di Raiz o di Lisboa Cidade Abril.
Per fare questo Carlos do Carmo può contare su alcuni complici. Paulo de Carvalho e Fernando Tordo sono due delle figure più importanti della musica leggera portoghese. Erano ancora degli adolescenti quando integrarono il gruppo rock più famoso della scena portoghese degli anni 60, gli Sheiks, si costruirono poi una carriera da interpreti, compositori e autori, partecipando a molti festival della canzone. Dopo il 25 di Aprile diventano figure importanti nell’epoca della musica politicamente impegnata, e anche loro approdano al fado. O Facho (parola che non significa fascio, ma la pronuncia portoghese ha intenzionalmente lo stesso suono), di Paulo de Carvalho, è un fado (pur volendolo mascherare) brutalmente politico; né Carvalho né Tordo sono conosciuti come fadisti; la loro incidenza nella così chiamata musica leggera è stata molto più lunga e popolare. Diciamo che il fado è stato un incidente di percorso.

Nonostante tutto il post – 25 Aprile ha significato una crisi senza precedenti per il fado, crisi colmata soltanto nella seconda metà degli anni 90. Questa crisi si è concretizzata con il disinteresse da parte del pubblico. In un primo momento è una cosa comprensibile, non soltanto perché il fado connotava il regime, ma anche perché lo spirito progressista della rivoluzione difficilmente si può armonizzare perfettamente ad una musica nostalgica, tradizionale e voltata verso il passato. In una seconda fase, dopo il furore rivoluzionario, il fado ha incontrato difficoltà nell’inserirsi in una società consumistica e capitalista, in piena crisi di valori e suscettibilissima alle influenze anglosassoni.
La generazione degli anni 80, quella per cui il 25 di Aprile è già lontano, la generazione che non l’ha vissuto e per questo lo guarda come una cosa leggendaria e non lo degna di grande attenzione, rifiuta tanto il fado come la canzone di intervento polito e sociale. Opta per una terza via. E’ il periodo d’oro del rock portoghese. Nascono decine di band, alcune delle quali fanno la storia della musica nazionale.
In questo scenario sono pochi i fadisti che riescono a entrare nel mercato con buoni risultati. Una delle eccezioni meglio riuscite è Rodrigo. Inizia la sua carriera negli anni 70 con uno stile giocoso e estremamente popolare, di moda al Parque Mayer, incide grandi successi come Cais do Sodré, O Fado 31e Pareçe que é bruxo. Oggi ha una casa di fado a Cascais.
Agli antipodi stanno le due figure che nascono negli anni 80: Nuno da Camara Pereira e Antonio Pinto Basto: un curioso trionfo di un tipo di fado aristocratico, indomito, a volte cavalleresco, in un momento di crisi.

Traduzione dal libro di M.Halpern, O NOVO FADO E OS NOVOS FADISTAS.
Dom Quixote, 2004.

Alcuni suoi album:
FADO MAESTRO (2008), À NOITE (2007), DO TEMPO DO VINIL (2003), NOVE FADOS E UMA CANÇÃO DE AMOR (2002), QUE SE FEZ HOMEM DE CANTAR (1990), MAIS DO QUE AMOR É AMAR (1986), EM CONCERTO (1985), LIVE, ALTE OPER FRANKFURT (1984), UM HOMEM NO PAÍS (1983), A ARTE E A MÚSICA (1982), AO VIVO NO OLYMPIA (1980), ÁLBUM (1980), UM HOMEM NA CIDADE (1977), FADO LISBOA (1974), POR MORRER UMA ANDORINHA (1974)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa, ogni tuo scritto è un granello che si aggiunge al nostro sapere!
TVB, Mino!

Skitty ha detto...

Ciao, sono una studentessa portoghese e adesso sto facendo un lavoro sul fado. Grazie per l'aiuto perchè non c'è un blog come il tuo in portoghese... almeno, non così completo!
Grazie mille per essere interessata dalla cultura del mio paese. Mancano persone come te nel mondo! Interessati dall'arte!

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Marta