mercoledì 25 novembre 2009

FADO: CANZONI DI MARE, D’AMORE E SAUDADE

Le prime testimonianze di fado sono quelle relative al fado do marinheiro, cantato sulla prua delle imbarcazioni portoghesi che viaggiavano alla conquista di nuove terre, nel periodo massimo dell’espansione portoghese.
Intorno al 1840 queste canzoni si spostarono sulla terraferma ed iniziarono a diffondersi per le strade di Lisbona.
L’origine marittima del fado, si riflette nel suo ritmo, che riproduce l’andamento della nave sulle onde del mare, e nei suoi temi in quanto il marinaio, contemplando la sua vita precaria, diventa un poeta e inizia a cantare la sua sofferenza. I temi del fado vertono tutti intorno ai sentimenti dei marinai, che passano la loro vita in mare, lontani dai loro cari e dalle loro donne, e che, consapevoli che il loro destino è in mano al mare e coscienti della precarietà della loro vita, soffrono esprimendo il loro dolore prima nelle cantigas e poi in musica, nel fado.
L’importanza del mare nella vita dei portoghesi è fondamentale per capire il forte sentimentalismo che si riflette nel fado.
Il periodo delle scoperte segna una svolta radicale nella storia del Portogallo e nella formazione dell’anima portoghese e della sua cultura nazionale. Il Portogallo, prima del XV secolo, era una nazione schiava dei frutti di un’agricoltura difficile, e chiusa da una barriera invalicabile: il mare.
L’isolamento forzato, determinato dalla collocazione geografica, il carattere marittimo e atlantico del territorio ed un’attività agricola sempre più difficile, portano alla nascita di un desiderio costante di qualcosa oltre quella terra ed oltre quella vita, di un desiderio di oltrepassare la barriera del mare, e del destino. Per superare il limite del mare o della morte e per sognare un mondo migliore dove vivere, è necessaria la protezione divina, per questo il Dio che i portoghesi adorano in tutte le forme di religione, e a cui si affidano, accompagna gli uomini nella loro lotta con il mare che non è che la proiezione di quella dell’animo umano con la natura.
L’altra caratteristica derivante dalla presenza del mare, è la nascita di un sentimento profondo, subconscio, che accompagna il portoghese sia quando è lontano che quando è a casa: la saudade che trasforma la presenza del mare ed il sogno dell’oltre-mare, da una parte in ansia del ritorno, e dall’altra, in desiderio e volontà di una partenza avventurosa.
Il tema dell’oltre mare si trova in varie leggende, tra cui a lenda dos marinhos, e nei canzonieri Galaico- portoghesi del XIV secolo, la presenza del mare è importante:

O mar dá muito e crêde que não/ Se pode o mundo sem ele governar;/ E pode muito e há
tal coração/ que o não pode ren adoperar.



Anche nel XVI secolo, questo tema viene ripreso in alcune traduzioni dal latino effettuate da João Roiz de Sá de Meneses che cercava, nella cultura e nei poemi classici, un appoggio e un sostegno per le poesie di despedida portoghesi.

In una di esse, l’epistola di Penelope, recita:

Passando por mil tempestades / De reinos e cidades / De mulheres, de varões/ Conheceu
as condições/ costumes e qualidades...
... E depois que nem as velas/ Nem a ti pude alcançar/ Indo-me os olhos trás elas/ vai-se-
me o lume com elas/ Perdi a vista no mar


Appare evidente come la storia di Penelope si possa adattare perfettamente a quella di tante donne portoghesi che vedono il loro uomo partire senza sapere se e quando lo rivedranno. Le navigazioni erano motivo di amara separazione e angosciosa saudade e, con il tempo, le avventure nel grande oceano si moltiplicarono e questi sentimenti si unirono al desiderio di avventura e di eroismo.
L’influenza del mare come strada delle navigazioni si riflette nella saudade di quelli che restano e nel desiderio di ritorno a casa di quelli che partono. E viene intensificata dalla forte volontà dei portoghesi che da limite, lo aveva trasformato in passaggio e aveva reso l’oltre del sogno irreale, delle leggende anteriori, una realtà da conquistare.
Nelle nuove terre, la patria portoghese si rivelava un oltre mare, fortemente desiderato. Il legame con la terra da dove partono i navigatori e colonizzatori mantenuto vivo nello spirito dalla tradizione orale e scritta viene rivissuto nell’uso di un linguaggio nazionale che rende più umano e profondo il tema del ritorno alla terra madre.
L’attaccamento dei portoghesi alla loro lingua è espresso molto chiaramente dalla frase che Fernando Pessoa pronuncia per bocca del suo eteronimo Bernardo Soares “la mia patria è la lingua portoghese”.
Il carattere amoroso della vita dei portoghesi è espresso da Gil Vicente con l’allegoria dell’origine della nazione in O Auto da Lusitânia. L’opera descrive che la dea e signora di quella terra così piena di luce da aver meritato il soprannome di Lusitania, si fosse innamorata di un cavaliere greco che si chiamava Portogallo e, ricambiata, l’avrebbe sposato. Da questa unione sarebbe nato un Portogallo capace di grande amore, poiché essere innamorati è segno di virtù. I sentimenti d’ amore e di eroismo pervadono tutta la poesia portoghese dell’epoca delle scoperte e vengono trasferiti nelle canzoni di fado ad essa direttamente ispirate.
Almada Negreiros definisce il fado una manifestazione popolare di arte nazionale, la rivelazione di un’anima sofferente e circoscritta ad una nostalgia permanente che condiziona l’azione e l’affermazione dell’essere. E aggiunge che la saudade “pregiudica la razza tanto nel suo senso atavico quanto nella decadenza perché consuma e intristisce”. Per Teixera de Pascões, invece, la saudade non rappresenta un elemento conservatore ma al contrario è componente specifica dell’identità portoghese che si accetta come elemento di azione.
Nessuna delle canzoni popolari portoghesi riflette, meglio del fado, il temperamento passionale e sognatore del suo popolo, la sventurata sorte degli amanti, gli accenti dolorosi della passione, della gelosia e del rimorso nostalgico.
Il fado descrive le circostanze della fortuna incostante, le ironie del destino, i dolori lancinanti dell’amore, le crisi dell’assenza e dell’allontanamento, i profondi singhiozzi della disperazione, la tristezza dolente della saudade, i capricci del cuore. La malinconia è lo sfondo del fado come l’ombra è lo sfondo del cielo stellato.
La tradizione poetica rappresenta al meglio lo spirito della cultura portoghese: l’intuizione, la tristezza, la malinconia ed un vago misticismo sono alcune delle tracce evidenti di questo carattere. È nella poesia che l’uomo portoghese meglio ritrova la sua anima. La lingua portoghese riflette questo lirismo nella grande abbondanza di diminutivi e la stessa rivoluzione del 25 di Aprile è una dimostrazione del suo temperamento lirico poiché l’immagine dominante che resta nella storia è quella dei soldati che cantano per le strade e dei garofani al posto delle palle dei cannoni.
Fernando Pessoa, che aveva vissuto nel cuore di Lisbona respirandone la poesia e l’anima, definisce il fado una musica né allegra né triste. Secondo lui tutta la poesia riflette ciò che l’anima non ha. “Il fado, non è né allegro né triste, lo creò l’anima portoghese quando ancora non esisteva e desiderava tutto senza avere la forza di desiderarlo”.

Il Fado è poesia dell'anima...

Grazie infinite alla Dott.ssa Giulia Cortese per avermi offerto questo prezioso contributo sulla storia del Fado e per averlo condiviso con tutti coloro che in Italia si dedicano in diverse forme a questo fascinoso genere musicale.


Pinto de Carvalho, História do fado
João Castro de Osorio , O alem-mar na literatura portuguesa; Época dos descobrimentos, Lisboa,
Nova Arrancada, 1998.
Antonio Tabucchi (a cura di), Fernando Pessoa una sola moltitudine, Milano, Adelphi Edizioni, 1979

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo Blog non è più, solo un passatempo... sta diventando un sito per tesi di lauree!!!

Luisa! "unica" lo eri già, adesso sei davvero "grande"!
Per quanta cultura riesci a diffondere!

Complimenti!
Un abbraccio, Mino

Lucia ha detto...

E' sempre emozionante leggere e ascoltare il fado...è come ritrovare qualcosa di perduto che però non si sapeva di aver perso.
Grazie di cuore